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DIAMANTE

Pietra incolore dai mille colori

Il diamante è la cosa più dura del mondo, e la sua formula chimica è: “C”. Però non tutto il carbonio è diamante. Quando questo elemento, così comune in natura, viene trattato con particolare dolcezza, partecipa a ogni manifestazione vitale: non c’è vita senza carbonio. Per diventare diamante ha bisogno delle temperature e delle pressioni estreme che si trovano nei camini dei vulcani, dove la scelta fra la compattezza del pianeta e la focosità della stella non è ancora ben definita.

Certo, anche la grafite è carbonio puro. Si direbbe che questo elemento ama manifestarsi nelle condizioni più estreme. Grafite, così nera, polverosa e opaca. Diamante, così incolore, brillante, duro e semplice. Vita, così varia, diversificata e complessa.

In questo gioco dei contrari, il cerchio si chiude con il diamante e l’uomo. La più sofisticata manifestazione vitale a base di carbonio, l’uomo, dai suoi equilibri così instabili e delicati, si è inserito con prepotenza negli equilibri della Natura col proposito di piegarla, dominarla, conoscerla, amarla, asservirla, venerarla e godere della sua perfezione e studiarla, stimolarla, inquinarla, rispettarla e in essa ritrovarsi con gli infiniti giochi dei contrari, degli odi e degli amori, delle sfide e dei rimpianti. E, col piacere un po’ divino un po’ perverso di trasformare le cose, quasi sfidando chi così le ha create, con gli occhi lucidi del genio e del pazzo fare girare la prima ruota, e finalmente smussare la prima selce e ottenerne un utensile affilato con cui scuoiare l’animale e rendere micidiale la punta della freccia e dare inizio all’età della pietra, e sfregare due pietre e scaturirne scintille, dominare il fuoco, vincere le tenebre e innalzare templi, cattedrali, piramidi, dolmen, autostrade, bidonville, tunnel scavati nelle montagne e sotto i mari e strade fino alla luna e sentieri aperti nella giungla con i carri armati e formicai, termitai umani di decine di milioni di abitanti e ponti-radio, bollettini di guerra, comunicati commerciali e un’umanità che vive l’illusione di non avere più paura del ruggito della tigre dai denti di sciabola. E crede di avere rotto con magia e superstizione, e sempre riveste con abiti nuovi antichi amuleti, e tutti apprezzano il diamante, cui danno significati diversi, perché hanno dimenticato l’antico semplice “perché” di questa pietra: il riscatto del piccolo uomo sulle grandi fiere e sulla natura tutta, operato con la capacità di trasformare le cose, e con la volontà di “conoscere” la luce.

Polvere di diamente industriale grezzo, a forti ingrandimenti. Generalmente di colore gialliccio. Notare la trasparenza, la buona geometria cristallina e le inclusioni.

Diamante naturale grezzo. Una minima parte di questi cristalli verrà utilizzata per usi gemmmologici.

“Melè”. Sono necessarie circa cinquecento di queste pietre per fare un grammo (5carati). E questi minuscoli granelli sono stati lavorati a mano in India, uno per uno, e ogni brillantino, del peso medio di 1/100 di ct, ha 57 faccette.

E la prima cosa ad essere trasformata, è stata la selce scheggiata, che ha dato il via all’età della pietra, all’età dell’uomo. Sulla terra, tutto è terra in qualche modo trasformata; a questa trasformazione l’uomo ha preso una parte sempre più attiva, e la cosa più dura da lavorare è diventata un simbolo. Poi, superato il bisogno contingente, l’uomo ha avuto il tempo di pensare, e la pietra luminosa è simbolo anche di questo “ponte” dall’uomo alla sua Mente.

Stiamo parlando del diamante.

Un nastro trasportatore passa attraverso una camera buia. Trasporta del terriccio ben spianato, sotto un fascio di raggi X. Il diamante è fotoluminescente se colpito da raggi X, e una cellula fotoelettrica fa azionare un marchingegno che raccoglie i granelli luminosi. Così nelle miniere di diamanti non si perde neppure la polvere. Questi sforzi vengono fatti perché, industrialmente, il diamante è qualcosa di meraviglioso. Quanto costa la polvere di diamante industriale? All’ingrosso meno di due dollari al carato.

Il diamante non è poi così raro. Per renderlo più raro, sono state inventate delle scale di valore legate a peso, colore, pulizia interna, rigore di taglio.

Ma questi sono aspetti puramente mercantili, che hanno validità solo nel loro ambito. In India mi è capitato di vedere un diamante tagliato a briolette, di circa dieci carati; il taglio era piuttosto approssimativo, ed era stato forato a mano per un terzo della sua lunghezza. Racchiudeva in sè mesi, forse anni di lavoro di qualche tranquillo artigiano, probabilmente al seguito di un nobile poi finito in miseria, e quella pietra era disponibile per poche migliaia di dollari, e io a non averli, e a ricordarmi con nostalgia di quel capolavoro. Probabilmente qualcuno lo avrà comperato, segato in due longitudinalmente, e ne avrà ricavato due stupide gocce in pariglia, del peso di un tre-quattro carati l’una, distruggendo un’opera d’artigianato assolutamente unica.

E i diamanti sintetici? In gemmologia sembra un discorso tabù. E’ possibile costruire in laboratorio diamanti sintetici per uso industriale. E per usi gemmologici? Da trent’anni mi sento dire che sarebbe possibile, ma a costi proibitivi. In trent’anni, la tecnologia dell’accrescimento dei cristalli sintetici, spinta soprattutto dalle richieste dell’industria elettronica, ha fatto passi da gigante. Sembra strano che il diamante faccia eccezione, ma pare che sia così.

La stragrande maggioranza dei diamanti in circolazione, è passata dalle mani di una unica compagnia: la De Beer. E la quasi totalità del mercato mondiale, è in mano agli ebrei. Una spiegazione è che questo popolo, storicamente abituato a trasferirsi in paesi diversi potendo portare poche cose con sè, ha trovato nel diamante un compagno fedele. In poco spazio, un notevole valore. Inoltre, le tecniche di lavorazione non venivano divulgate al di fuori della loro cerchia, e gli strumenti essenziali per il lavoro sono poca cosa. Attualmente si è dissolto in gran parte il velo di mistero sulla sua lavorazione, che è sempre più affidata a macchine industriali, e nuovi mercati si stanno sviluppando in un regime non più completamente monopolistico.

Le quotazioni all’ingrosso dei diamanti, sono piuttosto rigide. Esiste un listino prezzi di riferimento fra grossisti, e l’abilità consiste nel reperire pietre la cui quotazione sia al di sotto di quel listino. Ma il prezzo non è l’unico elemento da prendere in considerazione. Prima del prezzo, bisogna considerare: – L’autorevolezza del certificato d’analisi; – La presenza o l’assenza di processi migliorativi del colore o delle caratteristiche interne.– Il listino fra grossisti fa riferimento al peso, alla pulizia interna, al colore. La qualità del taglio e la fluorescenza, che non sono indicate fra le variabili, possono giustificare variazioni nella quotazione di oltre il 10%; – La provenienza della pietra deve essere lecita.

Scheda tecnica:

SPECIE: diamante
VARIETÀ:diamante
SISTEMA CRISTALLINO: cubico
COLORE: da incolore a giallo-bruno. I colori verde, marrone e giallo possono essere indotti per bombardamento atomico.
COMPOSIZIONE CHIMICA BASE : “C” (Carbonio puro)
DUREZZA: =10=. E’ il materiale più duro conosciuto.
PESO SPECIFICO: =3.52=
INDICE DI RIFRAZIONE: =2.418=
TAGLIO: Generalmente rotondo, tanto che “BRILLANTE” significa “diamante naturale tagliato a brillante”. Naturalmente un solo particolare taglio viene definito “taglio brillante”.
PROVENIENZE: Sud Africa, Siberia, Borneo, India, Brasile, Australia.
NOTE: E’ la pietra che vanta il maggior numero di imitazioni. Attualmente la “zirconi cubica” è la più pericolosa, e talvolta è mischiata assieme a partite di pietre naturali. Esistono apparecchi diagnostici semplici da usare, e se ne consiglia l’adozione a tutti i gioiellieri. Un sistema simpatico di riconoscimento, consiste nello sfregare la pietra contro un corindone. Dato che sarà segnata la pietra più tenera…ma le tecniche di analisi distruttive non vanno bene, anche se la tentazione di adottarle nei confronti delle pietre false è forte. La “Moissanite” è un’imitazione ingannevole, in quanto di durezza superiore al “9”, e con un indice di rifrazione elevatissimo. Si distingue al microscopio perché presenta numerosi cristalli aghiformi, e una birifrangenza visibile sulla cintura. Nelle pietre piccole, tutto ciò è difficile per i non esperti.
BIBLIOGRAFIA: esiste una vasta scelta di testi gemmologici, storici, apologetici. Un libro interessante sotto l’aspetto giornalistico, è «DIAMANTI-Edward Jay Epstein.- A. Mondadori Ed.» Anche nel nostro lavoro «PIETRE NON ORDINARIE», al diamante è dedicato un capitolo particolare.
CERTIFICAZIONE: Tutti gli oggetti di grande valore è bene siano accompagnati da certificati eseguiti da seri professionisti, e le pietre preziose non fanno eccezione. Un buon certificato può essere sia aperto, sia sigillato. Se “aperto”, deve dare una serie completa di dati di identificazione della gemma, in modo che sia possibile riconoscerla da altre simili. Se “sigillato”, molto spesso è ritenuto valido fino al momento in cui viene aperto.
CLASSIFICAZIONE: I diamanti vengono classificati per peso, colore, purezza, taglio, fluorescenza. Attualmente c’è una tendenza ad uniformare i criteri di valutazione, anche se permangono terminologie ibride, specialmente sul colore.
ALTRE SOFISTICAZIONI: Come tutte le pietre, anche i diamanti “brutti” sono oggetto di attenzione per inventare dei trucchi per “migliorarli”. I certificati devono riportare tali eventuali processi.

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