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LEGGI UN CAPITOLO (PIETRE NON ORDINARIE)

IL SASSO E LA FARFALLA

pag. 94

C’era una farfalla. Piena di colori, volava ed era leggera, e la vedevi, e la pensavi serena e in cerca di fiori. Come un piccolo arcobaleno nel suo volo di sobbalzi, le grandi ali come luci che si accendono e si spengono.

In realtà pregava, ed era preghiera di invidia e di rimpianto. E pregava il suo Signore e «Signore», diceva, «guarda quel sasso. La mia vita dura un giorno soltanto, un giorno di insidie e di paure e non vedrò mai i miei figli. La vita del sasso dura millenni, millenni di tranquilla pace, senza paura di becchi, di uncini e ragnatele».

E mentre così pregava, la farfalla piangeva e non sentiva. Non sentiva che anche il sasso pregava, ed era preghiera accorata e triste.

«Signore», diceva il sasso, «Signore. Per milioni di anni son stato sotto terra, nascosto alla gloria del Sole. E quando finalmente ti ho visto, o Sole, ti ho visto solo per saperti così lontano. E vedo me, immobile, polveroso e grigio. E vedo le farfalle, briose e colorate e risplendenti. Un giorno qualcosa mi coprirà, e nulla potrò fare se non ricordare; ricordare una giornata di luce, e piangere».

Così pregavano il sasso e la farfalla, e il Signore sorrise. E sorridendo la farfalla ascoltò la preghiera del sasso, e sorridendo il sasso ascoltò la farfalla. E presero a parlare, e lei contava di fiumi e di boschi lontani, di insetti e di parenti strani, e contava dei nonni, dei nonni dei suoi nonni e dei futuri nipoti. E il sasso contava dei cugini meteoriti, dei segreti delle montagne, del nascere dei cristalli.

E la farfalla diceva che le sue spoglie diverranno polvere, e la polvere sasso, e anche lei, un giorno, potrà sapere. E il sasso diceva che la sua polvere diverrà fiore, e il fiore farfalla, e anche lui, un giorno potrà volare.

E il Signore ascoltava queste parole, e sapeva che erano parole d’amore. La farfalla voleva diventare sasso, e il sasso farfalla, e il Signore si commosse e sorrise, e sorridendo li accontentò.

E fu così che nacque l’Opale, che non saprai mai se è un sasso divenuto farfalla, o se è una farfalla, tramutata in sasso.

CORALLO, AVORIO, PERLE, TARTARUGA

pag. 104

Un unico capitolo per parlare di cose molto diverse fra di loro. I libri di gemmologia le relegano con un certo imbarazzo in sezioni particolari, in quanto si tratta di materiale organico. Anche noi ne parliamo in un capitolo a parte.
Si tratta di oggetti ornamentali bellissimi, specialmente indicati a chi sostiene la bellezza della vivisezione.

Un tempo, anche il rapporto numerico uomo-animali era assolutamente diverso dall’attuale, e non creava troppo scompiglio nell’ordine naturale uccidere qualche elefante per fare dei capolavori con le zanne. Ora, si cercano gli ultimi esemplari viventi di queste razze, e con le loro spoglie si fanno degli squallidi articoli per turisti; nemmeno delle opere d’arte.

I banchi di perle naturali sono pressoché esauriti in tutti i mari; allora si “coltivano”. Le perle non vengono “coltivate”, ma “allevate”, in quanto sono animali che una moda spietata ha condannato a una vivisezione che dura tutta la vita.

I banchi di corallo sono anche loro alla fine, e un allevamento non è economicamente conveniente per i tempi lunghi (circa vent’anni) che la colonia richiede per accrescersi. Anche qui si parla di “rami” anziché di “esoscheletri”, per mistificare una tragica e squallida realtà.

Per gli elefanti e le tartarughe, non si sa se i nostri nipoti ne potranno vedere. Da quando l’esportazione di avorio e di tartaruga è stata vietata nei posti di “produzione”, il consumo di questi “beni” è aumentato.

La morte per difesa o per nutrimento, fa parte dell’ordine naturale. La morte per divertimento o per abbellimento, fa parte solo della cultura umana; e ne è uno degli aspetti peggiori.

UN CIOTTOLO D’AMBRA

pag. 23

Il volo di molti insetti ha un carattere squisitamente nuziale. Lo spuntare delle ali corrisponde alla fase sessualmente matura, e il volo nuziale è un’euforia tipica a centinaia di migliaia di specie differenti di insetti.

Il termine “convolare a nozze”; lo stesso viaggio di nozze, hanno l’analogo significato di propagare la specie nello spazio e di perpetuarla nel tempo.
Esistono diversi modi per esprimere la propria disponibilità al rito della continuazione della specie. Molti insetti sfarfallano dal bozzolo solo per accoppiarsi, senza mai più nutrirsi, per lasciarsi poi morire dopo avere deposto le uova fecondate. Per altri, è naturale che la femmina si mangi il marito dopo l’accoppiamento, e anche durante lo stesso. Vi sono casi in cui più maschi fecondano le uova di una stessa femmina, e casi in cui più femmine sono l’harem di un solo maschio.

Molte formiche e termiti hanno un comportamento davvero singolare. a un certo punto, la regina attacca a produrre uova che genereranno individui perfettamente sessuati. Quando le femmine, completata l’ultima muta, saranno pronte al volo nuziale, sciameranno in volo in quantità fuori dai loro formicai. E cominceranno a lanciare la loro sottile vibrazione che non sappiamo neppure se sia un suono o un profumo o qualcosa di diverso, e i maschi si mettono a seguire questi richiami. Molto presto il loro volo termina, e dove si posano per terra, lì stabiliranno un nuovo formicaio. Arriva il maschio, si accoppiano, e si strappano di dosso le ali che oramai non servono più.

La gloria del Sole ha baciato per un minuto queste nozze più in alto degli steli d’erba e più in alto degli alberi. Per il resto della loro vita, e per miriadi di generazioni sterili, tutta la vita sarà svolta sotto terra, o al suo diretto contatto.
Come sovente accade, molti sono quelli che partono, e pochi sono quelli che arrivano a destinazione.

Predatori di insetti di vario tipo e natura aspettano con impazienza che le formiche alate escano a frotte dai loro formicai per farne abbondante bottino. Nel formicaio, o nelle colonne che si snodano in apparente migrazione, sono protette dallo loro stessa specializzazione. Nel loro volo breve e impacciato sono completamente sprovvedute e, con ogni probabilità, nel loro trasporto d’amore non si curano di fuggire alcun pericolo.

È una caratteristica comune a tutte le specie animali: di fronte alla pressione dell’amore, ogni altro problema viene accantonato; i pavidi diventano spavaldi, i prudenti scellerati, gli eroi mansueti, i feroci gentili, la vigilanza diminuisce, le più elementari norme di prudenza vengono dimenticate, a nulla importa ogni rischio e ogni pericolo. D’altronde, l’atto d’amore è qualcosa che ci lega all’eternità, mentre ogni pericolo è contingente.

Per questo a tutti, per amore, può capitare di commettere pazzie.
E questa formica, assieme ad altre migliaia di sorelle, si era messa in volo il giorno dopo quella giornata di pioggia, e la pioggia violenta aveva rotto qualche ramo nella foresta di conifere e la formica, inebriata dal volo e dalle cieche forze dell’istinto, ha fatto ciò che mai avrebbe fatto camminando in colonna con le altre. Si è posata vicino a una goccia splendente di resina, e lancia il suo richiamo d’amore e i maschi accorrono e anche due di loro sono invischiati in questa resina che cola e li avvolge completamente. E il loro grido e anelito d’amore e di morte si cristallizza in questo ciottolo d’ambra che, dopo migliaia di secoli, viene a capitare sulla mia scrivania, e mi fa contare commosso la loro storia. I sacrifici delle vergini all’altare del Sole avvengono anche fra gli insetti.
Dicono che gli insetti, animali inferiori, non palesino le loro emozioni con differenti espressioni.

Sarà.
Ma sento che quella formica continuava a lanciare il suo richiamo anche quando era già invischiata, e penso che lo lanci tuttora. E  i due maschi, anziché cercare di sottrarsi alla resina vischiosa, sembra che nuotino in essa per raggiungere per primi la femmina.

Li ha mossi la forza dell’amore per perpetuare la loro specie. L’ambra ha immortalato i loro corpi perfetti e li ha resi incorruttibili; ha cristallizzato il loro disperato e puro grido e anelito d’amore, e noi oggi osserviamo piccole grandi tragedie d’amore di milioni di anni fa.

E possiamo capire che gli stessi insetti che popolano il nostro giardino, popolavano i giardini di milioni di anni fa; e le stesse forze della natura continuano a muovere cose e animi.

E sotto l’illusorio velo di cinismo, cattiveria e calcolo che sembra avvolgere l’umanità, si agita un oceano d’amore che cerca solo il momento giusto per potersi esprimere e manifestare.

E dopo una particolare giornata di pioggia, anche l’umanità uscirà forse dal chiuso del suo formicaio, dal chiuso delle sue città, dalle sue artificiose ristrettezze culturali e sociali, dai suoi mille e mille stupidi condizionamenti, e volerà con lo spirito finalmente libero verso la gloria del Sole, a costo di bruciarsi le ali, a costo di rinunciare alle comodità, alle illusioni di sicurezza e benessere e tranquillità, a costo della propria meschina vita terrena per la gloria di una vita eterna.

btt