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Le sculture romaniche esterne di San Michele

BASILICA DI SAN MICHELE MAGGIORE DI PAVIA
BREVE VIAGGIO FRA LE SUE SCULTURE
Paolo Severi

Mi presento. Sono Paolo Severi, studioso e appassionato di pietre. Quando una pietra diventa “Preziosa”? Quando entra in relazione con un particolare momento culturale. Le prime pietre lavorate dall’uomo durante la mitica “Età della pietra” sono quindi estremamente preziose, così come lo sono i graffiti rupestri e le sculture romaniche.

Da molti anni studio le sculture romaniche lombarde, con particolare riferimento a quelle tutt’ora visibili della basilica di San Michele di Pavia. Sono convinto che il loro valore artistico, storico e metafisico è sottostimato.

In queste righe propongo alcune chiavi di lettura, frutto dei miei studi e delle mie intuizioni.

È indispensabile uscire dai luoghi comuni e dall’oscurantismo che hanno decretato l’abbattimento di altre chiese simili. Le sculture della basilica necessitano di impegnative opere di restauro. Una loro approfondita conoscenza è indispensabile. In altre occasioni il rimedio è stato peggiore del male, ma i tempi sono maturi per non ripetere gli stessi errori.

In questo primo spunto parlo della facciata e di alcune delle sculture esterne.

LE QUATTRO FALSE COLONNE

È finalmente appurato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che tutte le sculture interne ed esterne, e anche l’intera facciata, sono nate colorate. La roccia utilizzata è l’arenaria di una cava vicina a Santa Giuletta. Per potere pitturare l’arenaria scolpita, l’hanno prima stuccata e intonacata, come si fa per ogni affresco. Poi è successo che qualcuno ha deciso che quelle sculture così vivaci erano inopportune, così molte chiese altrettanto ricche di sculture simili sono state demolite, e le sculture superstiti sono state decolorate e pitturate di grigio, in modo che sembrassero di nuda arenaria e, come tali, sono state ritenute e abbandonate a sé stesse per secoli. Le sculture esterne, senza una adeguata protezione e una costante manutenzione ordinaria, si sono man mano sgretolate e ora sono in uno stato pietoso. Hanno tentato di “irrobustire l’arenaria dall’interno” con devastanti procedimenti chimici. In molti riteniamo che sarebbe sufficiente una adeguata leggera protezione di stucco e intonaco, magari dello stesso colore dell’arenaria, per fermare il degrado che sta sbriciolando il più importante patrimonio romanico dell’umanità. In altre parole, usare le stesse tecniche che, più di mille anni fa, hanno usato i Maestri d’opera che hanno eretto questi capolavori.

Ma diamo ora un’occhiata alla facciata nel suo insieme: una meraviglia!

Immaginala colorata: le fasce scultoree orizzontali policrome, le false colonne verticali a due colori, pensa a come si stagliano. Per un attimo, prova a pensare alla facciata senza le false colonne. Non avrebbe senso. Queste false colonne. Così imponenti, equilibrate, belle, cosa significano? Staticamente non servono a niente. La loro base è squadrata, il loro corpo è tondo e terminano ancora quadrate, come tutte le colonne romaniche. Le colonne all’interno della basilica, in alto hanno un capitello quadrato ricco di sculture e, sopra di esso, si dipartono le curve delle volte, che sorreggono la copertura e simbolleggiano le curve dei cieli. Ma, queste maestose false colonne esterne, hanno qualcosa di diverso. Terminano piatte. Sembra che non sorreggano niente, mentre invece sorreggono i Cieli. Queste colonne sono i Pilastri del Cielo! Già questa considerazione fa venire un brivido lungo la schiena, ma la schiena è la nostra colonna, quindi può darsi che anche queste colonne siano portatrici di brividi. Siamo di fronte alla facciata, esaminiamo la falsa colonna alla sinistra della porta principale. Non è liscia, ma è lavorata a spirale. La colonna di destra è invece lavorata a losanghe verticali. I due Pilastri del Cielo sono uno che sale lentamente in alto a spirale, e uno che scende velocemente come il fulmine. I due Pilastri del Cielo hanno un’anima femminile, curva e rallentata, e una maschile, impulsiva e forte. Coincidenze? Interpretazione tirata per i capelli? Esaminiamo le altre due false colonne ai lati. Le pulsioni maschile e femminile, senza l’apporto di Energie Vivificanti, da sole sarebbero sterili. Ci vogliono le energie delle Acque e del Sole. Le due false colonne ai lati non hanno spirali o losanghe, ma degli zig-zag orizzontali, che non potrebbero rappresentere meglio di così l’orizzontalità delle onde.

Le false colonne della facciata ci regalano una delle chiavi di lettura di tutte le sculture romaniche di prima dell’Anno Mille: l’Evoluzione, in tutte le sue manifestazioni.

Ora che abbiamo una chiave di lettura, è il caso di esaminare cosa “non” abbiamo. Sarebbe sbagliato giudicare le sculture romaniche con occhi moderni, e sarebbe altrettanto illusorio pensare di capirle con gli occhi di più di mille anni fa. Ciò che conta, sono i messaggi che vanno al di là delle contingenze temporali e culturali. Potrei stilare un lungo elenco di cose che non ci sono, ma ciò che conta è il perché di queste assenze. Non ci sono nomi, parole, date e numeri. È più importante l’Arte dell’artista, il Messaggio del messaggero, il Principio che il particolare. Ed ecco che l’anonimato ha il suo perché, e si intravvede una Scuola Iniziatica votata alla segretezza che attraversa culture e secoli senza esserne influenzata. È difficile datare le prime sculture romaniche in Europa, ma si parla della Spagna e del 6/700, con stilemi pressocché identici a quelli pavesi. Se poi si scava più in profondità, molti temi sono ricorrenti da tempi decisamente più antichi, addirittura dai Sumeri, quando la civiltà umana, di colpo, ha cominciato a sbocciare. Retaggi molto più antichi del cristianesimo. Pur non essendo in contrapposizione, il proporre cose diverse dal pensiero unico ufficiale può essere pericoloso, allora come ora.

LA SIRENELLA CON DUE CODE

La Sirenella con due code affascina l’umanità da sempre. Nella sola basilica di San Michele, le Sirenelle con due code sono innumerevoli, anche perché, delle sculture distrutte, non si ha nemmeno una memoria storica. Sono comunque diffuse in molte parti d’Italia e d’Europa.

Le sculture romaniche di prima dell’Anno Mille sono rigorosamente anonime. Quelle posteriori, attribuibili ai Maestri Comasini, ai Maestri Campionesi, o addirittura a singoli nomi, per il solo fatto di avere abdicato all’anonimato, hanno perso la loro originale portata culturale, per cui è improprio definirle romaniche.

Ma torniamo alla nostra Sirenella, quella scolpita su un capitello della facciata. Come appena spiegato, quella romanica è forse l’ultima grande cultura artistica occidentale votata all’anonimato, e questa Sirenella non soltanto è molto bella, ma, a mio avviso, è la più bella fra tutte le Sirene con due code mai rappresentate negli ultimi millenni. In altre parole, è fra le sculture più belle al mondo. Perché questo panegirico? Per indurla ad aprirsi, a spiegarmi il perché del suo fascino, a partecipare al suo sguardo che fluttua nei tempi passati e futuri, a capire perché trattiene con le sue esili braccia le due possenti code… Evoluzione. La Sirenella non è più del tutto acquatica, ma non è ancora del tutto terrestre. Le code si trasformeranno in gambe, ma questo nelle generazioni successive e, perché ciò accada, deve essere disponibile a generare vite un po’ diverse dalla sua, unendosi a esseri diversi da lei. Per questo trattiene le due code: per non cedere all’impulso di nuotare nelle acque profonde nelle quali si trova ancora a proprio agio. Disponibilità al cambiamento, al nuovo, all’Evoluzione. Completa accettazione del diverso, annullamento di ogni gerarchia e superiorità, fratellanza universale, possibile serena convivenza con ogni Stato dell’Essere… Di fronte a questa grandiosità, mi sento davvero piccola cosa. Evoluzione. Attenti a non lasciarsi fuorviare dai canoni darwiniani, perché l’evoluzione non l’ha inventata Darwin, ma, anche se in modi diversi, ne hanno parlato tutte le Grandi Tradizioni.

Le sculture romaniche possono essere lette singolarmente, in serie, a gruppi, una qui e l’altra lontanissima, in un labirinto culturale che ha dell’incredibile. Anticipo che, nella cripta, c’è un capitello in cui alcuni draghi frenano il prorio volo, pressappoco come la Sirenella frena le proprie code. Inoltre, onde a zig zag simili a quelle delle due gigantesche false colonne laterali, le troviamo anche alla base di una piccola colonna all’ingresso della cripta e, anche in quel caso, hanno il loro perché.

I DUE DRAGHI AVVINGHIATI

Parliamo di draghi. Portale centrale, capitelli in alto a sinistra, due draghi avvinghiati. Siamo sullo spigolo, quindi c’è il senso di verticalità e ascesa, ma i due esseri sono talmente abbracciati che sembrano un’unica entità, non c’è più destra e sinistra, maschile e femminile. La loro intimità sta generando una nuova unità. Ma esaminiamo questi esseri che, per semplicità, ho definito draghi. Possono nuotare come pesci, strisciare come serpi, hanno le zampe e possono quindi camminare e arrampicarsi, hanno le ali e possono volare sempre più in alto e, con il volto umano, possono ragionare e insegnare. Rappresentano l’Essere Perfetto, l’apice di una possibile futura  evoluzione. Seguiamo il percorso di uno dei due, a partire dalla punta della coda. Gira, si abbraccia all’altro, continua a girare, si abbraccia nuovamente all’altro, gira ancora e, con la bocca, si blocca su sé stesso. Non ti puoi legare agli altri, non puoi conoscere gli altri, non puoi amare gli altri, se non fai altrettanto con te stesso. Quando ho avuto l’intuizione di questa lettura, ho nuovamente avuto i brividi. Anche questo motivo è ricorrente e, nella stessa basilica di San Michele, se ne trovano parecchi. Due coppie si trovano ai lati della porta chiusa di via Capsoni. La scultura sulla sinistra dell’osservatore, molto bella, ha una caratteristica tragicomica. È con le teste in giù. Probabilmente, quando hanno murato quella porta, hanno rimosso il capitello e poi lo hanno riposizionato al contrario.

Oltre alle tre grandi porte della facciata, ce ne sono altre due murate, in via Capsoni e in via San Michele. Poi c’è quella (bellissima) di piazzetta Azzani. Molte porte, ognuna con un suo perché, ma mi piace pensare che uno entra in chiesa da un ingresso laterale, da solo, con il suo fardello di problemi, sente il contatto con la spiritualità, respira la stessa atmosfera del “Genius loci” del posto, vive le suggestioni artistiche e introspettive delle sculture, si rilassa con la meditazione, illumina la propria immagine dell’Io con la preghiera… e ne esce rinfrancato, fortificato, pronto a lavorare per sé stesso e gli altri. Entra debole e tormentato da un ingresso laterale, ed esce forte e fiducioso dalle porte principali, le stesse che si aprono per fare fluire la processione che, per sua natura, può essere di mille, dieci o anche una persona soltanto.

IL BIMBO E IL LEONE

Ingresso della Piazzetta Azzani, capitello in alto a destra. Un Bimbo è teneramente abbracciato a un gigantesco Leone. Offro tre possibili interpretazioni. 1) Il bimbo nudo è il popolo che si affida al re, che è il leone. 2) Si tratta della lotta del Bene contro il Male. 3) La possibile convivenza fra tutti gli Stati dell’Essere. Ma guardalo: il Bimbo si abbraccia al Leone come un bambino che strapazza il suo bel cagnolone. Anticipo che, quella della possibile serena convivenza con il Leone, è un tema ricorrente nella cultura romanica ma, per il momento, mi fermo qui.

Rinnovo la mia disponibilità a discutere, approfondire, dibattere, divulgare la cultura delle sculture romaniche. Sto realizzando un impegnativo progetto editoriale su questi argomenti, e cerco qualcuno che mi dia una mano.

Ringrazio l’Ufficio Beni Culturali della Curia di Pavia e la Parrocchia di san Michele per il loro prezioso contributo.

Paolo Severi, marzo 2021

Note sull’Autore.

Paolo Severi nasce a Gattinara nel 1943. Artista eclettico, gemmologo, tagliatore di pietre preziose, divulgatore di gemmologia. Ha al suo attivo alcuni libri di buon successo e ha collaborato con molte riviste scientifiche del suo settore. Da 25 anni gestisce, assieme alla figlia Francesca, la gioielleria ORI e GEMME di Pavia. I suoi gioielli hanno alle spalle una particolare filosofia. Appassionato di sculture romaniche, ha realizzato delle fedelissime riproduzioni in oro e in argento di alcuni capitelli. L’idea è di portare all’esterno del Monumento scintille della sua bellezza e del suo antico sapere.

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