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17- Soltanto fumo su San Marino

«Soltanto fumo su San Marino»

Il comitato dei commercianti attacca il Comune

«Vogliamo un impegno concreto per la riapertura»

di Sisto Capra

PAVIA. I negozianti delle via Siro Comi, Volturno e Rusconi tornano all’attacco della giunta comunale per chiedere la riapertura della chiesa di San Marino. «L’amministrazione Albergati ci snobba – accusano – Ma noi siamo pronti a dare battaglia ». «A metà settembre – dice Paolo Severi, proprietario con la moglie Francesca del negozio “Ori e gemme” in via Siro Comi e promotore della mobilitazione – “La Provincia pavese” ha pubblicato il testo della nostra raccolta di firme per chiedere al vescovo e al sindaco un pubblico incontro in cui si chiarisse il destino di questo splendido monumento abbandonato». La dichiarazione di Severi anticipa la seconda lettera che viene consegnata oggi al sindaco Albergati e al vescovo Giudici.

Paolo Severi

«Se Albergati non vuole
l’assemblea, ci riceva
in delegazione»

«La risposta del primo cittadino – continua Severi – è stata del tipo “Scansati ragazzino, e lasciaci lavorare”. Dato che anch’io amo lavorare, ho rivisitato i commercianti della zona e tutti hanno confermato il proprio disappunto e la volontà di un chiarimento faccia a faccia. Ringrazio di cuore il nostro giornale cittadino che si fa portavoce di queste esigenze». «Il primo cittadino – continua Severi – ha risposto alla nostra petizione datata 15 settembre con una lettera il giorno 27, che diceva testualmente: “Rispondo alla lettera aperta con cui da lei e da altri commercianti della zona è stato riproposto il tema del recupero della chiesa di San Marino e le confermo che la vicenda è all’attenzione dell’amministrazione comunale, che ha già inserito gli interventi di recupero nell’ambti del piano triennale delle opere pubbliche”. Il vescovo, invece, aveva risposto subito con un “ringrazio dell’attenzione”». Non vi soddisfa la risposta del sindaco? «Per niente – risponde Severi – Tant’è vero che il 10 ottobre ho scritto una nuova lettera, che ho sottoposto nei giorni successivi ai commercianti delle tre vie. Tutti quanti l’hanno firmata, tranne tre che comunque hanno annunciato a voce la propria adesione e sottoscrivono, e mi accingo ora a consegnarla a Palazzo Mezzabarba. Il testo dice: “Egregio sindaco, queste sono le mie impressioni sulla sua lettera di risposta alla nostra richiesta di incontro.” La lettera aperta era a firma di tutti i commercianti delle vie adiacenti alla chiesa di San Marino e non “da lei ed altri commercianti della zona”. Il fatto che “la vicenda è all’attenzione dell’amministrazione comunale…” dice tutto e il contrario di tutto, in quanto: non si parla di destinazione d’uso (culto, arte, cultura, autolavaggio); non si spiega in base a quali progetti si intenda operare; parlare di “interventi di recupero nell’ambito del piano triennale delle opere pubbliche” non spiega nulla sui tempi di esecuzione; più volte ci è stato assicurato che la chiesa non corre alcun rischio statico e pertanto non occorre alcun restauro per la sua riapertura. Desideriamo chiarimenti più espliciti”. “Dato che lei – conclude la nostra lettera al sindaco – ha declinato l’invito a un incontro pubblico, la invitiamo ad accogliere una nostra delegazione». Seguono le copie della stessa lettera firmate da 27 negozianti: Ori e Gemme di Paolo e Francesca Severi (via Comi 25), Bottega del Biologico di Laura Curti e C (via Comi 41), Tm Color (via Volturno), Bar La Cupola di Iglesias e Calleja Maria Del Pilar (piazza del Lino 10-12), Golden Street (via Volturno 10), Studio d’Arte di Carlo Cazzola (via Volturno 20), Macelleria Cassenti (via Volturno 11), Acconciarure Provera Giorgio (via Volturno 8), Animal Abc di A. Raco e L. Giol (via Volturno 12), Pasotti Audiovideo (via Volturno 7), Magico Bar di Roberto Piccoli (via Volturno), Cose Vecchie (via Volturno 22), Gioielleria Giuseppe Trapani (via Volturno 50), Tutto Casa di R. Savio (arrotino- coltelleria-gomma-plastica, in via Volturno 27), Tuttomoda di Franco Sora (via Volturno 19), Madre Terra di Rosangela Gambino (via Volturno 23), Volturno Viaggi della Bls (via Volturno 44/46), Show Room di Ivana Tarlarini (via Siro Comi 4), Hi-Cube snc di Amdrea Pagani & Luca Nino Romanatti (via Siro Comi 17), Ristorante Gran Bollito di Claudio Salvini (via Rusconi 22), Bar Ciao Belli di Marco Schlitzer (via Siro Comi 24), Conservazione e restauro di mobili antichi di Fabio Cerri (via Siro Comi 39), Unione Europea Esperti d’Arte, Etosha Viaggi di Be. Ra. Tour srl (via Siro Comi 12), Cartolibreria Liquirizia di Claudia Gabrieli (via Volturno 36), Panificio-drogheria Bassani (via Volturno 38), Articoli danza di Paolo Rovati (via Volturno 13). «Altri tre negozianti hanno preannunciato al loro firma – conclude Severi – Dopo avere raccolto le adesioni mi sono fermato, anche se sono convinto che avrei raccolto le adesioni di tutti i negozianti delle altre vice vicine, studi professionali, artigiani, uffici e abitanti della zona».

La chiesa di San Marino: i negozianti tornano a chiederne l’apertura

Un libro sulla lite con Pavia che risale al 1568. Arecchi al simposio nella Repubblica

«Ma il santo è sepolto sul Monte Titano»

PAVIA. «Le ossa di San Marino sono a San Marino e non a Pavia. La “querelle” va avanti dal 1586 e Pavia continua vanamente a riproporla. Ma papa Pio XI l’ha risolta una volta per tutte nel 1926». Un saggio della Repubblica di San Marino pretende di mettere la parola fine alla “disfida” tra la Repubblica del Titano e la capitale del Ticino. Intanto, l’architetto Alberto Arecchi, elaboratore del progetto di recupero della chiesa per conto dell’istituto d’arte Volta, sarà domani nella Repubblica sanmarinese.

«Partecipo sabato a un simposio internazionale sull’archeologia misteriosa – dice – e nell’occasione cercherò di intrattenere rapporti di “patronato” per la nostra chiesa». Il saggio storico della Repubblica del Monte Titano fornisce una prova molto pesante a favore della “sanmarinità” di San Marino. Lo fa ricostruendo, passo per passo, la pluricentenaria “lite” con Pavia. «Nel Cinquecento – scrivono gli storici del Titano – il Concilio di Trento decise la ricognizione delle reliquie dei santi. Quella di San Marino ebbe luogo nel 1586, ad opera del vescovo feretrano Gian Francesco Sormani, già collaboratore del cardinale Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano. A indurre i sanmarinesi al grande passo furono anche notizie di ricognizioni di reliquie di santi di nome Marino a Milano e Pavia? Forse. Da allora di quando in quando le due città ripropongono la questione delle autenticità delle reliquie conservate sul Titano. Ed i sammarinesi, ogni volta, fanno quadrato». «Nel Settecento da Pavia si cominciò a contestare la “sanmarinesità” del nostro santo. Il nostro vescovo Martorelli procedette a una nuova ricognizione delle spoglie nel 1713. Nel 1882 uscì a Pavia un libriccino sull’autenticità delle reliquie, però dal tono moderato e conciliante. Da San Marino si rispose in occasione del XVI centenario dalla fondazione della Repubblica, il 3 settembre 1901. Il 28 luglio 1926 papa Pio XI firmò un Breve con cui certificò l’autenticità delle reliquie del santo conservate nella basilica del Monte Titano. Chi oserà più muovere contestazioni ai sammarinesi per le reliquie del loro Santo? Il testo del Breve già in settembre venne tradotto e divulgato attraverso un libretto curato dai massimi esponenti del clero sammarinese: un tributo doveroso di riconoscenza verso papa Pio XI». (s. c.)
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