
Pillole di gemmologia con la simpatica collaborazione di TELEPAVIAWEB.
Noi ci siamo divertiti a produrre questi video, speriamo siano stimolanti anche per voi. Fateci sapere i vostri commenti e le vostre curiosità!
TRE MINUTI DI GEMMOLOGIA – Presentazione alla rubrica
Ai nostri microfoni, Paolo Severi, esperto gemmologo e titolare della gioielleria ”Ori e Gemme” in via Siro Comi, 25 a Pavia, ci spiega che cos’è la gemmologia
A noi le pietre e i gioielli piacciono perché sono un importante passo nella ricerca del “bello” nelle piccole cose, perché ne sentiamo il legame con la nostra storia passata, presente e futura, perché ci emoziona il rapporto che possiamo avere con qualcosa di particolarmente luminoso e colorato della nostra Madre Terra, perché ci va di assaporarne il mistero e quella punta di Magia che sentiamo di avere perduto e che vorremmo ritrovare.
Ma non tutti la pensano così.
I laboratori di gemmologia sono attenti agli aspetti quantitativi, vale a dire che lavorano per certificare se la pietra è naturale, se è sintetica, se ha subito processi fisici o chimici per alterarne il colore.
I negozianti distribuiscono pietre e gioielli seguendo le tendenze di moda dettate dalla pubblicità delle cosiddette “grandi firme”.
Non so se sono riuscito a mostrare l’enorme vuoto di informazioni sugli elementi “Qualitativi” di pietre e gioielli; e si tratta di un vuoto culturale enorme.
Pietre e gioielli sono prolungamenti della persona e della personalità di chi li indossa, quindi avremo pietre e gioielli qualunque per gente qualunque, e gemme e gioielli unici ed ecceziuonali per gente unica ed eccezionale.
Tutta la pubblicità mira a diffondere prodotti omogeneizzati, che si acquistano per adesione, senza partecipazione culturale o emotiva, quindi, cosa succede se invece desidero una pietra perché voglio in qualche modo avvicinarmi al mistero della Natura, e non ho validi interlocutori? Mi improvviso gemmologo, mi affido a chi si dice mago, faccio acquisti all’estero senza la minima garanzia, compero per televisione, per Internet, consulto aride tabelle con le pietre per ogni segno dello zodiaco o, peggio, per ogni malattia… e i risultati sono, troppo spesso, sconsolanti.
Il nostro desiderio e impegno è, da sempre, di colmare questo vuoto culturale.
E lo faremo gettando sassi nello stagno, sgretolando molti luoghi comuni, parlando di filosofia, di magia, di psicologia, e, soprattutto, di belle pietre e bei gioielli.
TRE MINUTI DI GEMMOLOGIA – Oro bianco e giallo a confronto
Pavia. Anche questo sabato siamo in compagnia di Paolo Severi, esperto gemmologo. Il protagonisgta di oggi è l’oro.
È di gran moda l’oro bianco. L’oro che si trova lungo i fiumi, nelle miniere, nei musei, è giallo. Non esistono miniere di oro bianco. Allora, perché? Dato che l’oro puro è molto morbido, al punto che sarebbe difficile incastonarci dentro delle pietre, lo si mischia con altri metalli (generalmente argento, rame e zinco), così resta giallo; è meno bello del puro, ma è più tenace. (Non lo dice nessuno, ma l’oro in lega è anche più leggero). Quant’è la percentuale di oro puro? In Italia,
generalmente si usa la lega a 750‰ (il buon vecchio 18 Kt, dove l’oro puro sarebbe a 24 Kt, da non confondere con i ct delle pietre che, anziché una proporzione, rappresentano una banale unità di peso, dove i1 ct è uguale a un quinto di grammo. L’Ufficio complicazione cose semplici ha colpito duro.) Perché proprio 750‰? Per convenzione, legge, uso, chi lo sa. Sta di fatto che il colore giallo dell’oro puro è irriproducibile, ma si possono ottenere molti colori diversi, fra cui il bianco. Ma le leghe con nikel possono provocare allergie e sono state vietate, e le attuali leghe d’oro bianco senza nikel sono giallastre, così le immergono in un bagno galvanico di rodio e diventano belle bianche. Che poi non è mica vero che sono bianche, perché il latte e lo yogurt sono bianchi, mica l’acciaio inossidabile o l’oro cosiddetto bianco. Ma perché pitturare l’oro di bianco? Lo si fa per imitare il platino, molto più costoso e difficile da lavorare. Lo strano è che se si prende l’argento e gli si cambia il colore dorandolo, quella è bigiotteria da quattro soldi, ma se prendo l’oro e lo pitturo a imitazione del platino, quella sì che è gioielleria raffinatissima. Mah! A proposito, dato che è improprio chiamare “bianco” l’oro rodiato, come possiamo chiamarlo? Io propongo “incolore lucido riflettente”. Un altro problema, di carattere sociale e psicologico: come mai in molti preferiscono l’oro bianco a quello giallo? Vi dirò le mie opinioni, dopo che avrò ascoltato le vostre.
TRE MINUTI DI GEMMOLOGIA – L’ oro nel Ticino
Ai nostri microfoni, Paolo Severi, esperto gemmologo e titolare della gioielleria ”Ori e Gemme” in via Siro Comi a Pavia, ci parla della presenza dell’oro nel Ticino.
Cos’è una pietra preziosa? Cosa la rende diversa da tutte le altre? Quanto è dovuto al mercato, e quanto a ragioni meno grossolane? Le regole inventate per il diamante è giusto che vengano applicate anche alle altre pietre? Si parla molto di rarità, ma la rarità è un elemento puramente quantitativo; per esempio, un sasso del Ticino non è raro, ma è unico, che due sassi uguali non li troverai mai. Quindi un sasso del Ticino è più raro di un diamante, perché, basta pagarli, e di
diamanti indistinguibili fra di loro ne trovi quanti ne vuoi, mentre due sassi uguali non li trovi in tutto il mondo. Quindi una pietra diventa preziosa per ragioni commerciali e culturali. Ci sono pietre che hanno attraversato la storia, altre che sono state dimenticate, altre che si affacciano solo ora alla nostra emotività. Una di queste, è il mio sasso di fiume, entro il quale ho scavato una nicchia, l’ho protetta con una lente, e all’interno ho racchiuso un pizzico d’oro raccolto proprio in quel fiume, e già avete capito di che fiume sto parlando. Un ciondolo legato al territorio, che racchiude in sé la ricerca del bello nelle piccole cose, più un sacco di altri significati emozionanti, Un ciondolo bellissimo, più lo usi, più diventa bello, al punto che, se cade e si rompe, mica vengono a comperarmene un altro, mi chiedono di restaurare proprio quello lì, perché vi ci sono affezionati, e così ho dimostrato che una pietra del Ticino, oltre che bella e unica, può essere anche preziosa. Per chi si interessa di Alchimia, va detto che ho lavorato plasticamente una pietra, quasi fosse un metallo, in modo che racchiudesse al suo interno dell’oro raccolto nel suo stadio di pietra. Una completa inversione dei simboli, per cui si può, se ne abbiamo voglia, parlare addirittura di oro alchemico e pietra filosofale.
TRE MINUTI DI GEMMOLOGIA – Gemmologia e pietre preziose
Ai nostri microfoni, Paolo Severi, esperto gemmologo e titolare della gioielleria ”Ori e Gemme” in via Siro Comi a Pavia, ci parla delle pietre preziose e delle loro caratteristiche.
Un oggetto che ti vuole accompagnare per anni e generazioni, se non porta con sé un po’ di cultura, può giusto durare il tempo di una stagione o di una moda. Pietre e gioielli, per come li vedo io, sono un importante passo nella ricerca del “bello” nelle piccole cose. E queste non sono belle parole vuote, al contrario, ti possono condizionare la vita. A me, l’hanno condizionata. Sì, perché non ci può essere bellezza nella falsità o nella violenza,
quindi niente pietre false, niente pietre artefatte, niente pietre con alle spalle storie di violenza, vivisezione e morte. Proprio così: niente perle, corallo, avorio, tartaruga, piume, vertebre, conchiglie, ossa, denti o altri macabri reperti. È una scelta dura, perché tutti i testi di gemmologia parlano anche di perle e corallo, che non solo non sono per niente pietre, ma addirittura presuppongono l’uccisione dei legittimi proprietari. E non si tratta di essere o meno vegetariani, perché la morte per difesa o nutrimento fa parte dell’ordine naturale della vita, ma la morte per divertimento o abbellimento fa parte solo di una frangia della cultura umana, dalla quale mi onoro di dissociarmi. Ovvio, per seguire queste scelte ci ho smenato parecchi quattrini, ma si tratta di soldi che non mi interessano.
Nella mia “Filosofia del Gioiello”, in cui il metallo rappresenta l’anima femminile dell’oggetto e la pietra quella maschile, non c’è spazio per prodotti di origine organica, e questo dimostra che ho ragione!
TRE MINUTI DI GEMMOLOGIA – Anche le pietre hanno un anima
Un gioiello è normalmente composto da due parti: il metallo, cui puoi dare la forma che vuoi, è duttile, trattiene le pietre, si lega al dito, racconta la storia, è l’ “Anima Femminile” del gioiello. Le pietre sono invece dure, inalterabili, mi spezzo ma non mi piego, contano storie di luce e di colori scintillanti, ne sono l’ “Anima Maschile”. Un gioiello deve offrire un giusto equilibrio fra le due anime, altrimenti potrà, al massimo, essere un semplice oggetto decorativo.
Ho inventato questa chiave di lettura del gioiello, funziona, è divertente, “dimmi che gioielli indossi e ti dirò chi sei”, quindi interpretiamo un paio di anelli, uno mio e uno non mio ma molto famoso. Il mio “Anello del Dragone”: “Il mitico Dragone che si mangia la coda e nel frattempo inghiotte ed espelle l’Uovo Cosmogonico, fonte e fine di tutte le stelle”: la pietra centrale è una pietra stellata (zaffiro, rubino, quarzo), che bene rappresenta il desiderio di colore e di luce di chi ambisce a superare i propri limiti; il volto giocoso del drago in oro è un legame con il tempo passato e proiettato al futuro, le piccole luminose pietre negli occhi e narici sono un legame fra metallo e pietra, c’è cultura e c’è sorriso, come è giusto che sia. Morale: un bell’anello, per uomo e per donna, equilibrato pur se con un disegno deciso. Uno degli anelli (non miei) più famosi è il cosiddetto “Trilogy”, vale a dire tre brillantini in fila legati con oro bianco. Il metallo (l’anima femminile), sembra avere un ruolo secondario, funzionale, sta quasi nell’ombra per enfatizzare la luce dei tre brillanti, ma non è così. Senza apparire, tiene in riga i tre elementi maschili. Nel suo subconscio, l’uomo che lo regala pensa che i tre uomini siano il padre, il compagno e il figlio, ma, chi se lo fa regalare, sa che i tre uomini sono uno nei sogni, uno nel letto e uno nell’armadio. Va beh, avevo detto che un gioiello deve dare un pizzico di cultura e un pizzico di sorriso; a queste tre pietre in fila la cultura non sono riuscito a trovarla, ma un sorriso, spero di averglielo inventato.
(Mandateci foto o disegni di gioielli, che li interpreteremo con questa semplice chiave di lettura)
TRE MINUTI DI GEMMOLOGIA – Pietre preziose, i misteri del taglio
Ai nostri microfoni, Paolo Severi, esperto gemmologo e titolare della gioielleria ”Ori e Gemme” in via Siro Comi a Pavia, ci parla dei diversi tagli delle pietre preziose.
Fin dall’inizio della gloriosa “Età della Pietra”, le pietre si lavorano sfregandole una sull’altra e lubrificando con acqua. Si è sempre fatto così, e si continua a fare così. Se una delle due pietre è più dura, il lavoro è agevolato, quindi oggi si usa la polvere di diamante, magari legata a dischi o lame di bronzo, ma il concetto base è sempre lo stesso. Anche le lavorazioni a ultrasuoni, dove una superficie vibra ad altissima frequenza, avvengono per sfregamento di polvere abrasiva e
acqua, esattamente come decine di migliaia di anni fa.Ma ora non voglio parlare di tecniche, che sono gli aspetti “quantitativi” del problema, ma della forma che si vuole dare alla pietra. Generalmente, le pietre preziose vengono lavorate o sfaccettate, o cabochon. Le sfaccettate tendono a ridistribuire all’esterno la luce catturata, gettando lampi e guizzi e scintille. In altre parole, le pietre sfaccettate gettano la propria espressività all’esterno, vogliono essere notate anche da lontano, il loro ambito emotivo è l’esteriorità. Le pietre cabochon tendono invece a catturare la luce e tenerla gelosamente al proprio interno, con l’invito a una partecipazione più intima, e si possono formare effetti ottici particolari, o ammirare inclusioni emozionanti, insomma, il loro ambito emotivo è l’interiorità.
Se, sulla stessa struttura di un anello, montiamo pietre sfaccettate, oppure pietre cabochon, l’atmosfera generale dell’oggetto cambia radicalmente. Non è certo vietato montare su di uno stesso gioiello pietre sfaccettate e cabochon, ed è anche possibile ottenere oggetti di grande equilibrio e bellezza, anche se è più facile cadere nella banalità più becera. Il desiderio di novità a ogni costo ha anche portato a lavorazioni miste, un po’ sfaccettate e un po’ a cabochon, nell’ambito della stessa pietra; raramente il risultato è gradevole. Un po’ come con la letteratura: un bravo scrittore può permettersi delle libertà poetiche che, sulla penna di uno scrittore mediocre, diventano stridenti sgrammaticature.
Ma torneremo sull’argomento, perché non è per nulla vero che le pietre si possono lavorare solo sfaccettate o cabochon.
Alla prossima.