Il prezioso metallo nel “fiume azzurro” pavese venne utilizzato già dagli antichi Romani e dai Longobardi, fino a Federico Barbarossa che disciplinò nei dettagli le concessioni per la raccolta. E ai giorni nostri l’estrazione viene concepita anche come importante momento per conoscere il corso d’acqua nella sua intimità.
L’Oro nel Ticino? Ma davvero che c’è l’Oro nel Ticino? Ma dai, magari ce n’era un po’ una volta, ma adesso è chiaro che non ce n’è più, altrimenti sarebbero tutti lì a cercarlo. Ma sì, ricordo che una volta dicevano che facevano anche delle gare a chi ne trovava di più. Ma in una giornata, quanto se ne trova? Eppure, sì, se guardi nella sabbia a pelo dell’acqua, sulla riva, vedi luccicare delle pagliuzze gialle, è quello lì l’Oro? È probabile che l’Oro sia stato il primo metallo estratto dall’uomo. Raccoglierlo lungo i fiumi non
è difficile, perché è molto più pesante dell’altra sabbia, ha un colore che si stacca da ogni altro sasso, si fonde e si lavora con relativa facilità, mantiene inalterato il proprio bel colore, serve a poco perché molto tenero, ma sembra fatto apposta per coniare
monete e per usi ornamentali e sacri. Tutte le antiche civiltà hanno storie d’Oro da contare. Sulla valle del Ticino si sono snodate molte civiltà; in tempi nemmeno troppo lontani, con i regni longobardi, a Pavia battevano monete
d’Oro, utilizzando quello raccolto sul Ticino. Andando un po’ più indietro nel tempo, sempre a Pavia, i romani facevano lavorare parecchi schiavi per setacciare la sabbia del nostro Fiume per raccogliere l’Oro. In tempi più recenti, Federico Barbarossa, grande burocrate, aveva isciplinato nei dettagli le concessioni sia per la pesca dei lucci, sia per la pesca dell’Oro. Il naviglio che collega Pavia con Milano è un’opera di ingegneria idraulica di altissimo livello, ed è stato costruito per portare i barconi pieni di ghiaia da Pavia a Milano, proprio così, Milano è stata edificata con la sabbia aurifera del nostro Fiume. In ogni palazzo di Milano c’è un po’ del nostro Oro.
Ma non voglio parlare del passato, anzi, non voglio parlare nemmeno del presente o del futuro. Intendo parlare di Oro! Prendiamo un metro cubo di sabbia, circa tre tonnellate. Può darsi che ci siano frammiste pagliuzze d’Oro, veramente piccoline, diciamo che ce ne vogliono da tre a cinquemila per arrivare a un grammo. Quante ce ne possono essere in un metro cubo? Da nessuna a ventimila, che vuol dire cinque, sei grammi. Un centimetro cubo d’acqua, lo sappiamo tutti, pesa un grammo. Circa tre grammi un centimetro cubo d’Oro. Quindi, nella migliore delle ipotesi, per raccogliere un centimetro cubo d’Oro, bisogna setacciare più di cinque metri cubi di sabbia, vale a dire dieci, quindici metri cubi di ghiaia. Provatevi a immaginare quindici metri cubi di
ghiaia con, di fianco, un centimetro cubo d’Oro! Anche se l’Oro vale moltissimo, è evidente che nessun cercatore d’Oro che lavori solo con paletta e secchiello (nel Parco del Ticino è vietato usare ogni tipo di macchinario industriale),diventerà mai ricco.
Vale quindi la pena di cercare l’Oro nel Ticino? Beh, se l’unico tuo interesse nella vita sono i soldi, direi proprio di no. Nessun minatore è mai diventato ricco. Ma qui, le cose sono diverse. La “Febbre dell’Oro” non è pura smania di quattrini; può essere cosa molto diversa. Per me è un importante momento di una più ampia ricerca, quasi un “Cammino”, sì proprio così. Per me, minerali, cristalli, oro nativo, pietre preziose, gioielli, arte, sono importanti momenti della “Ricerca del Bello nelle piccole cose”. Magari, in altre occasioni parlerò di cosa significa questo atteggiamento nei confronti delle pietre preziose e dei gioielli, qui voglio limitarmi a parlare di Oro, di quelle piccolissime pagliuzze che però brillano e ammiccano sul fondo del piatto nero (la famosa “batea”) alla fine di una bella giornata passata sul Fiume, e che fanno brillare anche gli occhi di chi le guarda. Ho già spiegato che mica tutta la sabbia è uguale; questo significa che in certi punti di Oro non ce n’è proprio e in altri sì, quindi, per prima cosa, bisogna
capire dove la concentrazione è maggiore, e qui comincia il divertimento. Immagina una piena, di quelle forti, che sradicano alberi dalle rive e ti cambiano i connotati delle sponde. L’acqua scorre tumultuosa, con vortici, mulinelli, timore per i ponti
che non è detto resistano all’impatto di tanta caotica energia. Ma siamo poi così sicuri che questa energia sia così caotica? Quando l’acqua defluisce, finita la buriana della piena, il Fiume ha acquisito un nuovo ordine. La cosa più appariscente è che
tronchi, radici e rami sono tutti ammucchiati daqualche parte, non disseminati in modo uniforme lungo tutto il corso. Questo significa che le cose che galleggiano, quindi le più leggere, sono state raggruppate in zone ben definite. C’è quindi da supporre che le cose pesanti si siano raggruppate da qualche altra parte, presumibilmente lontane da quelle leggere! E sappiamo che l’Oro, anche se in polvere, è fra le cose più pesanti del Fiume. Quali sono le altre cose pesanti? Sassi grossi, sassi neri (contenenti ferro), sassi verdi (contenenti rame), sabbie nere (magnetite), sabbie rosse (granati), detriti ferrosi.
Sovente, tutti questi materiali si trovano concentrati assieme in lingue di ghiaia che possono avere lunghezze variabili da pochi metri ad alcune centinaia. Ammettiamo di avere individuato una lingua promettente della lunghezza di un centinaio di metri; come faccio a sapere dove è meglio lavorare? Eseguo una serie di tre o più saggi, vale a dire riempio il piatto da cercatore (la batea) di sabbia prima a monte, puoi nel centro e infine a valle. Ogni volta controllo se, a fine del lavaggio (vedremo dopo come si fa), si raccolgono delle pagliuzze d’Oro, e mi fermo a lavorare dove ce n’è di più.
La ricerca del Bello nelle piccole cose mi ha portato a studiare e a conoscere il Fiume nella sua intimità, nei suoi sassi, radici, acque. Tutte cose belle? Ma neanche per idea! È conoscendo il Fiume che ti rendi conto di quante cose non vadano bene, e qui bisognerebbe parlare di politica, inquinamento, competenza di chi gestisce il Parco, demagogia, leggi giuste e leggi sbagliate, comportamenti corretti e comportamenti scellerati. Ma non voglio uscire dal tema “Oro”, quindi mi limito a poche considerazioni.
Le leggi del Parco vietano tassativamente ogni opera di pulizia del letto del Fiume, vietano di raccogliere e portare via sabbia dal Fiume, l’idea è che il Fiume sa lui come comportarsi, e bisogna lasciarlo in pace.
Siamo in molti a pensarla diversamente. Intendiamoci, il Fiume saprebbe benissimo come comportarsi se fosse libero, senza argini, dighe, canali che portano via significative quantità d’acqua per irrigare mezza Lombardia e Piemonte, senza canali scolmatori che immettono porcherie nelle sue acque, senza agricoltura industriale che succhia acqua pulita per immettere acqua piena di veleni e di concimi chimici che alimentano reali foreste di alghe. Che poi, queste alghe rendono impermeabile il fondo, bloccando il passaggio di acqua con i vari fiumi sotterranei che, nella normalità, dispensano acqua sorgiva al Fiume, lo alimentano in tempo di siccità e assorbono un po’ dell’eccesso di acqua in caso di piena. Il fondo impermeabile aiuta i periodi di magra a essere ancora più aridi, e le piene ancora più devastanti. Per secoli hanno dragato il Fiume, con la sua sabbia hanno costruito Milano e mezza Lombardia, e c’è sempre stata acqua e sabbia in abbondanza, come l’acqua del pozzo che è sempre allo stesso livello anche se disseta tutto il villaggio. Bloccando la raccolta della
sabbia, il Fiume si solleva, allarga i suoi argini e si impantana in paludi algose che niente hanno a che vedere con il Fiume rigoglioso cui si riferiva Federico Barbarossa con i suoi editti che disciplinavano la pesca di lucci e Oro. Insomma, in molti siamo convinti che sarebbe vitale per il Fiume una raccolta intelligente della sabbia e una sistematica pulizia del fondale (esattamente il contrario di quello che si fa), ma le possibilità di dialogo sono veramente scarse.
Ma torniamo a parlare di Oro. Qualche anno fa, il Danubio (che assieme al Ticino sono, o erano, i fiumi più azzurri d’Europa), è stato gravemente inquinato dagli scarichi di qualche miniera d’Oro. Proprio così. L’Oro ha affinità chimiche con pochissimi altri elementi, scelti però fra i più terribili: mercurio, cianuro, arsenico, cose da trattare industrialmente con estrema attenzione, e da non trattare per niente a livello individuale. Purtroppo, nel mondo, certi fiumi sono inquinati da mercurio usato in modo scellerato da cercatori d’Oro senza scrupoli. Che io sappia, questo problema, in Italia, non esiste. Tutti i cercatori d’Oro che ho conosciuto sono gente meravigliosa, pronti a condividere la propria passione, e pieni d’amore per i Fiumi che frequentano, e tutti incazzati contro certe leggi assurde. Parlando di leggi assurde, e anche per sdrammatizzare un po’, la Regione Piemonte ha disciplinato la raccolta dell’Oro fluviale, dettando varie regole. Fra queste, spicca quella inerente la pala del cercatore, la cui lunghezza massima deve essere inferiore ai 160 centimetri. Mah!
Ma torniamo al nostro piatto da cercatore. Come si usa? Lo si riempie per metà di sabbia, possibilmente setacciata. Lo si immerge nell’acqua e, con opportuni movimenti rotatori, si elimina per prima cosa l’argilla, fino a che l’acqua non è limpida. Poi i sassi più grandi (di grosse pepite, nel Ticino non ce n’è), quindi la ghiaietta. Restano sabbie rosse (granati), sabbie nere (magnetite e altri minerali ferrosi), sabbie grigie (uraninite e terre rare) e, finalmente, Oro! Una volta stabilito che quello è un posto promettente, si impianta la canalina, che è un piano inclinato con delle scanalature, o con una più semplice moquette, su cui si fa scorrere costantemente dell’acqua. Con dispersione a pioggia si rovescia su quest’acqua la sabbia, e la canalina trattiene i materiali più pesanti. Dopo magari un’ora di arricchimento, si travasa (con molta attenzione) il concentrato in un piatto, e si procede come prima. Tutto qui.
Ma da dove salta fuori tutto quest’oro, se dal lago Maggiore scende solo acqua, e niente ghiaia? In qualche modo ho già risposto. Se il livello della sabbia aumenta, anche se non proviene dal lago Maggiore, da qualche parte deve pur saltare fuori.
Quindi la sabbia (e con essa l’oro), tende a riformarsi di continuo, e non solo dallo sfregamento dei sassi, perché, in questo caso, non aumenterebbe di volume. La ghiaia e la sabbia vengono portate in superficie dal sottosuolo dalle sorgenti sotterranee. Quindi, come detto, se si interrompe (come sta succedendo) la comunicazione fra le acque di superficie e quelle sotterranee, si rompe l’incanto, e il limpido Ticino si trasformerà in un puzzolente canale di scarico.
Dimenticavo, le pagliuzze che si vedono brillare sul bagnasciuga, sono scagliette di mica, materiale leggero, mentre l’oro non lo vedi mai perché, come spiegato, essendo molto pesante, sta sotto alla sabbia.