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I-KING, PIETRE PREZIOSE E MACCHINE DEL TEMPO.

QUESTO È UN CAPITOLO DEL MIO LIBRO “PERCHÈ LE PIETRE PREZIOSE?” 
Spero che vi convinca a comperare il volume.

Buona lettura,

Paolo Severi

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DOMANDA 73
Perché le pietre preziose sono preziose?

AFORISMA

Le macchine del tempo servono solo a chi torna indietro nel tempo per impedirne l’invenzione.

DIGRESSIONE:
I-KING, PIETRE PREZIOSE E MACCHINE DEL TEMPO.

Gli orientali hanno con il tempo un rapporto diverso dal nostro. Per noi è  importante datare ogni cosa, al punto di accettare il 25 dicembre come compleanno di Gesù anche senza prove in merito; per gli orientali le date hanno un valore simbolico, e non si sono mai preoccupati di datare i libri sacri delle loro grandi tradizioni, vive e identiche a se stesse da sempre. Non hanno mai dato importanza ai nomi degli autori di quei testi, o a quelli degli artisti che ne hanno illustrato, nei millenni, i contenuti. Rinunciando a date e a nomi, rimane il contenuto qualitativo del messaggio che, al di là del quantitativo, ci può fare partecipare a una dimensione di tempo reale totale; di un eterno presente sempre palpitante e vivo.

Se studiamo l’I-KING sotto un profilo storico, difficilmente entreremo in “contatto” con il “Grande Uomo” che in esso si esprime. Se lo avviciniamo come un amico meritevole di stima e simpatia, facilmente innescheremo un dialogo interiore incredibile, soprattutto per la sua a-temporalità .

Un altro guaio della nostra civiltà, è che ci siamo fissati di vivere in tre dimensioni, mentre il balzo a dimensioni superiori è alla portata di tutti. Il passo successivo sarà  quello della a-dimensionalità, concetto semplice per molti orientali, per i quali il continuum spazio-tempo è il normale terreno di gioco per le loro innocenti magie.

Un punto: dimensione zero (a0). Un altro punto; li si unisce con un segmento, e si passa alla dimensione 1 (a1). Praticamente il gioco è fatto, perché basta prendere un altro segmento, unirlo al primo e si ha un quadrato a due dimensioni (a2). Si prende un altro quadrato, li si unisce, e si ha un cubo a tre dimensioni (a3). Si prende un altro cubo, li si unisce, e si ha un ipercubo a quattro dimensioni (a4). Poi si prosegue fin che si vuole. Il modello a4, che è il passaggio alla quarta dimensione, è, ovviamente, il più  elettrizzante. In una sua particolare proiezione, rappresenta un possibile schema di taglio di una pietra preziosa! Analizzandolo meglio, compare un esagramma dell’I-KING! Svincolati dalle costrizioni delle dimensioni ordinarie, ci si immerge in ondate di parallelismi strani, di effetti senza cause apparenti. La geometria superiore ci insegna che i nodi, nella quarta dimensione, si sciolgono semplicemente tirando i capi della corda, per cui è normale che i fili delle storie più disparate si intreccino in una trama comune che viaggia nei tempi, negli spazi, nelle fantasie, nelle culture di popoli diversi anche se provenienti da una unica costola di un unico Adamo, o da un unico pugno di fango. Ma se tutto è talmente legato a filo doppio che non esiste cosa che non sia in qualche modo legata a ogni altra cosa, allora ogni cosa “è” ogni altra cosa, e tutte partecipano alla unica unicità, e ogni tempo è lo stesso continuum temporale; ogni spazio, ogni dimensione partecipa all’unicità della partecipazione totale; ogni trasformazione è  possibile perché si è già effettuata da sempre, così come tutti i tempi si sono mischiati nel minuscolo fascio di bastoncini di achillea millifoglis usati per il gioco dell’I-KING, bastoncini che ora sono stati riposti in una scatoletta, in quanto al loro posto usiamo una manciata di pietre colorate: cinquanta pietrine sfaccettate e rutilanti di colori e guizzi e scintille di luce, che rotolano sul tavolo in base alle strane leggi del Caso mentre vanno a cercare i collegamenti di antiche storie sempre presenti, e un esagramma si va lentamente formando, si cristallizza un’immagine simbolica, sei linee in un certo ordine che la tradizione confuciana chiama “LI”, e che rappresenta la “bellezza splendente” composta da “fuoco avvolgente su fuoco avvolgente”, ed è  l’esagramma numero trenta, e nessun esagramma avrebbe meglio rappresentato una pietra preziosa. Le sei linee disegnano una particolare proiezione dell’ipercubo e il disegno di una pietra preziosa, perché ogni cosa è preziosa; in ogni cosa c’è il segno dello scorrere e del restare del tempo, di tutti i tempi, delle storie, di tutte le storie, delle cose, di tutte le cose, dei sentimenti, di tutti i sentimenti, del suono di tutte le musiche, dei sogni e delle immaginazioni, di tutti i lampi di intuito e creatività, della magia di tutte le ispirazioni.

Basta con le chiacchiere. Adesso eseguiamo il gioco dell’ I-king. Una rinfrescatina alle regole? Le spiegherò giocando. Innanzi tutto, la domanda: «Perché le pietre preziose sono preziose?». Per il gioco, servono cinquanta pietre, e le scelgo senza scomodare diamanti o corindoni. Le voglio dure, ma non durissime; la domanda posta ha a che fare con la nostra storia, e non voglio per intermediarie pietre che saranno inalterate quando nemmeno ci sarà più traccia della nostra civiltà. L’assurda durezza del diamante, che si fa scalfire a fatica solo da altri diamanti, non va bene. Neanche rubini e zaffiri; dopo generazioni che li indossi, mentre i nostri figli e nipoti sono invecchiati e a loro volta sono diventati nonni e bisnonni, dopo le avventure di una civiltà che si è trasformata mutando mode, stili, ideali e valori, solo un paio di minuscole scheggiature in un angolino. L’I-King è il libro delle mutazioni; vanno bene pietre molto dure, che mutino poco, ma che durante il gioco, sfregandosi fra di loro, cedano all’ambiente qualche molecola della loro brillantezza; che durante il gioco vengano toccate dal brivido della mutazione. Di queste cinquanta pietre, ne prendo una e la ripongo nella sua scatoletta. Questa pietra non partecipa al gioco; dato che però è stata la prima mossa del gioco, in un certo senso è lei che lo dirige, un po’ come l’asse della ruota che, pur non partecipando al movimento, lo condiziona. Il fatto che una cosa abbia la tendenza a trasformarsi nel suo contrario, è una costante nell’I-KING. Riunisco le quarantanove pietre rimaste, e le divido, a caso, in due mucchietti, con la mano destra. La separazione deve essere netta; se una o più pietre non si sa da che parte stanno, tutto il gioco è annullato. Quando una possibilità di manifestazione si manifesta, non c’è  spazio per l’incertezza. Prendo una pietra del mucchietto di destra, e lo pongo sotto la mano sinistra. D’ora in poi si lavorerà solo con la mano destra, mentre la sinistra coprirà le pietre che vengono scelte. Mentre una mano scarica energie lavorando, l’altra assorbe energie sia dal gioco, sia dalle pietre che custodisce. Separo a quattro a quattro le pietre del mucchietto di sinistra, prendo quelle che rimangono (che possono essere da una a quattro), e le metto sotto la mano sinistra. Poi separo a quattro a quattro le pietre del mucchietto di destra, e metto quelle che rimangono sotto la mano sinistra. Molti pensano che questo rituale sia noioso, e accelerano il gioco con il lancio di tre monete, giocando a testa o croce. L’I-KIN ha impiegato secoli, millenni per portarci la sua saggezza. Perché mai tutta questa fretta? Con le pietre rimanenti, faccio un nuovo mucchietto, lo divido in due, scelgo una pietra dal mucchio di destra e la metto sotto la mano sinistra, divido ancora a quattro a quattro, prima il mucchio di sinistra e poi quello di destra. Ripeto tutto una terza volta. Infine ci sono tre gruppetti di pietre, il cui numero complessivo può essere 13, 17, 21, 25. *) Questo lavoro fornisce la linea di base dell’esagramma che sarà la nostra RISPOSTA.  Abbiamo separato molte volte le pietre a quattro a quattro. In matematica, “a quattro” significa “a” elevato alla quarta potenza; abbiamo già visto che la formula a4 rappresenta il passaggio alla quarta dimensione.

Conto le pietre custodite dalla mano sinistra: sono tre mucchietti di 5+8+8 pietrine, per un totale di ventuno. Corrispondono a una linea intera “yang”, e la disegno sul foglio in cui avevo scritto la DOMANDA . Sarà la prima linea, a partire dal basso, dell’esagramma che sta sorgendo.

L’atmosfera si è un po’ rarefatta, ci siamo rilassati, sappiamo che dobbiamo ripetere le operazioni precedenti molte altre volte, un po’ come i rosari sgranati da chi passeggia attorno a un albero di “Bo” in qualche monastero buddista o, con modalità  poco diverse, da musulmani o da cristiani. Rallentando il ritmo dell’attività, ci si rilassa, si fa riposare il lato razionale e iperattivo del nostro cervello e gli si dà la libertà  di percepire le ondate di magia che scaturiscono dai colori di quelle minuscole pietre che, rotolando sul tavolo, intrecciano le loro storie con quelle nostre e con tutte le storie, e stanno cercando i fili della risposta alla nostra domanda, domanda che le coinvolge e che ci coinvolge. La preziosità è un concetto insito nella storia dell’umanità; le pietre hanno scale di valori differenti e, in linea di massima, a noi estranee. Sono diventate preziose per ragioni culturali umane. La risposta alla nostra domanda dipende anche della storia delle pietre e della storia dell’umanità, e intanto raggruppo in un unico mucchietto le quarantanove pietre, un po’ come se mischiassi le carte o i dadi, e con la mano destra lo separo in due parti. Si sono gettate le basi per la seconda linea, e con procedimento analogo arrivo a raggruppare tre mucchietti di pietre, li conto e sono 5+4+8=17 pietre; scrivo, sopra alla prima linea, una linea spezzata “Yin”.

Quando si fa il gioco dell’I-King con qualche amico, ci si dà un tono serioso e professionale, per quanto professionale possa essere un atteggiamento da piccolo mago. Ma quando lo si fa da soli, è diverso: non hai ruoli da recitare, e verifichi la bontà e la sincerità del tuo rapporto con te stesso. Il dialogo interiore che si focalizza verte sulla domanda posta, e sul gioco che si svolge. Sai che stai giocando col tempo, e che usi le pietre, così antiche, così poco mutevoli, che all’epoca di Lao Tze erano già lì  dove sono state trovate una cinquantina d’anni fa, e ti chiedi se queste pietre sono veramente in grado di ricordare. Il fango primordiale aveva la potenzialità di tutta la storia del pianeta, del sapere di tutte le biblioteche dell’umanità, delle passioni degli adolescenti di tutte le razze, delle meditazioni di tutti i santi, delle disperazioni di tutti i condannati al rogo. Inoltre, se i sassi hanno la memoria del futuro, hanno anche quella del passato, di quando erano particelle in cerca di aggregazione nella protogalassia che poi sarebbe diventata Via Lattea e Sistema Solare e Terra, e più indietro ancora, quando si sconfina in quei primi tempi in cui il Mistero è imperscrutabile anche alla nostra fantasia, e il Tempo doveva ancora cominciare a scandire il suo pulsare, e il Divino non aveva ancora preso coscienza di Sé, per quanto balordo possa essere questo concetto. Bene, di quelle storie, ogni minuscolo granello di polvere ne sa più di tutti gli scienziati che la civiltà ha prodotto negli ultimi cinquantamila anni di storia! Ma i suoi segreti se li tiene stretti e si limita a lanciare, di quando in quando, qualche scintilla di luce, qualche scheggia di verità, qualche lampo di intuito, di ispirazione, di conoscenza, di partecipazione a tempi e spazi diversi, cui noi partecipiamo nella limitatezza dei nostri tempi, e nella illimitata capacità di stupirci.

La terza linea è una linea intera “yang”. E proseguo, rimestando le pietre che oramai coprono l’orizzonte, in quanto mi perdo in fantasticherie e sogni e dubbi e musiche, perché ricordo quella notte che, con una macchina rudimentale, avevo lavorato uno zaffiro giallo secondo schemi di taglio mai usati da nessuno, che seguivano una logica differente dalle solite. Ero finalmente arrivato alla fine e non sapevo se avevo perso del tempo e rovinato la pietra, o se avevo inventato qualcosa di nuovo, e la pietra era tutta sporca di ceralacca, e io a lavarla con la trielina e lei a cantare una musica incredibile fatta di luce, di colore giallo arancio, con una brillantezza mai vista prima, e quel sassolino che mi vibrava in mano e io che piangevo come un bambino perché avevo superato una prova, e quella volta avevo ascoltato la musica delle pietre, e avevo anche l’illusione di avervi partecipato. Ma la musica delle pietre non è il suono leggero che fanno queste quarantanove pietrine che rotolano piano sul tavolo; è qualcosa di più  sottile, è una musicalità non esprimibile in parole; forse è qualcosa più vicino al profumo che alla musica.

Il quarto segno dell’esagramma è una linea intera Yang. Sì, profumo. Ricordo con grande dolcezza una bella signora; mi diceva che nei miei scritti sentiva il profumo delle pietre. Che belle parole. Il profumo, il “quid” che sollecita il più ineffabile dei nostri sensi, talvolta si lega a situazioni, ambienti, storie, emozioni e, a distanza di anni, ci ripropone ritorni, ricordi, nostalgie, sopite passioni. Fra le cose sicuramente “materiali”, il profumo è fra le più immateriali. Al contrario i cristalli, e le pietre preziose in particolare, sono l’emblema della “materia” nella sua essenza, nella sua attitudine a esprimersi con la concretezza, la durata, la durezza, la capacità di riflettere la luce e di suscitare emozioni pur restando, per loro natura, assolutamente passive. Profumi e pietre sono agli antipodi della materia. E come tutti gli estremi che si rispettano, avranno senz’altro molti punti di contatto. Profumi come sensazioni sottili, emozioni di terre lontane, tensioni di situazioni bizzarre, sentori di avventure orientali, odore del sartiame del vascello pirata, del sarcofago profanato alla ricerca del tesoro, del legno ormai disfatto dell’antico forziere, dei fumi di leggende e fiabe e storie e sogni e racconti e lasciarsi un poco andare in dimensioni diverse ma che ci appartengono e rincorriamo, specialmente quando indugiamo davanti allo specchio, scegliamo la crema o il profumo più  indicato, ci inghirlandiamo con graziosi ninnoli e affrontiamo anche oggi quella meravigliosa avventura che è la nostra giornata, con le sue speranze e le sue illusioni, i suoi profumi e i suoi cattivi odori, le sue morbidezze e le sue asperità, le sue dolcezze e le sue amarezze, le sue gioie e i suoi dolori, le sue concretezze e le sue fantasie. Perché, se profumi e pietre sono agli antipodi della materia, l’uomo ne è in mezzo. Fatto di materia concreta e di materia ineffabile, con i profumi rende ineffabile la materia, e con le pietre preziose rende materiale l’ineffabile. Perché una pietra preziosa non finisce dove finisce la pietra. I suoi lampi di luce, la sua magia sottile, la sua intrinseca bellezza, il piacere che dà a guardarla, a toccarla, a indossarla, a farla vedere, a possederla, a cercarla, a desiderarla, a sceglierla, e finalmente a trovarla e a comperarla, sono emozioni che vanno al di là  del peso dei suoi pochi carati, delle sue minuscole dimensioni, del suo costo.

Alla quinta posizione dell’esagramma, corrisponde una linea spezzata “Yin”. Si comincia a intravedere la conclusione dell’esagramma; si intuisce che non c’è  conclusione; non c’è limite alla preziosità; la “qualità “ non è esprimibile in parole; c’è  qualcosa al di là del luccichio di quelle pietre. Le porte dell’invisibile devono essere visibili; per questo le pietre preziose sono preziose. Amore, musica, idee, sogno, poesia, fantasia, infinito, fortuna, arte, profumo, ricordi, desideri, voglia di correre e di ballare, di vincere, di vivere e di abbracciare, tempo passato e futuro, divino e divinazione, fede, gioia e anima, sono alcune delle diecimila forze invisibili. E ognuna ha diecimila porte che si intravedono luccicare nei pensieri, nel vento che fa frusciare una gonna, nella luce dei “suoi” occhi, nel riflesso di luce cristallizzata in quella pietra preziosa, in tutti quei momenti, e sono tanti, in cui le cose non sono materiali, ma oggetto di desiderio, fantasia, poesia, sogno, idee, musica, amore.

Abbiamo chiesto a mille persone perché certe pietre sono preziose, e tutti hanno una storia da contare; nessuna spiega il perché, ma ognuna aggiunge una tessera al mosaico. Un’amica, i cui occhi brillano di gioia quando gioca coi miei sassolini colorati, dice che le pietre preziose esistono solo sulla nostra terra, ed è per questo che è così bella. Questa gioia di vivere, questo legame con la terra, è veramente ben rappresentato dalle pietre preziose; noi siamo terra che ha subito molte trasformazioni, mentre le pietre preziose sono cristalli che da centinaia di milioni di anni hanno aspettato di essere da noi raccolti e ora brillano, brillano e brillano. Le pietre preziose sono più vicine a Dio perché più vicine alla Creazione. Se avvicini all’orecchio una conchiglia, senti il mare, e ogni conchiglia esprime un suo mare. E se prendi una pietra preziosa? È fatta di luce e di colore, e la vedi a occhi chiusi, e le rutilanti faccette occupano tutto il campo visivo, e un caleidoscopio di colori ti vortica attorno e vedi il tuo volto riflesso mille volte e anche tu vieni trascinato in un vortice che coinvolge tempo, luce, colore, e vedi il mondo attraverso alla pietra e ora vibri in sintonia con la pietra che è nel tuo profondo; hai risvegliato la pietra che è  in te, conosci i suoi tempi e le sue stagioni, partecipi al suo momento d’eternità. Come ogni conchiglia partecipa a tutti i mari, ogni gemma partecipa a ogni granello di polvere dell’Universo, alla luce di ogni scintilla, alla preziosità di ogni desiderio. Portafortuna, talismani, amuleti. La componente “vibratoria” dei cristalli, e delle pietre preziose in particolare, è fortissima. I paesi del terzo e quarto mondo, quelli più  industrializzati, le massime potenze mondiali, i popoli nomadi, persone di ogni età, di ogni cultura; tutti hanno tradizioni di pietre preziose. Cosa fa diventare “preziosa” una pietra? Continuiamo ad aggiungere tessere alla risposta, e ogni piccola risposta è un guizzo di luce, una faccetta di una pietra preziosa, e quando ne avremo riunite molte, la gemma moltiplicherà i suoi giochi di luce; non si capirà dove finisce la domanda e dove comincia la risposta, e noi stessi saremo entrambe le cose perché entreremo in sintonia con la pietra che è in noi, la terra che siamo stati, le energie che ci circondano, perché noi siamo queste energie, siamo la preziosità, siamo la pietra più preziosa. E così abbiamo parlato della pietra filosofale. Ogni apprendista alchimista sa che queste discipline sono fatte di risposte in cerca di domande, e di soluzioni in cerca di problemi. Domande, risposte, chi le pone e chi le ricerca, vengono trasformate le une negli altri con scambi di ruoli, di tempi e di motivi, e la parola scritta si trasforma in luce, e l’uomo in gemma risplendente, e la pietra in desiderio di luce e di vibrazioni. E di suoni. Due pietre che si urtano emettono un suono, ma a noi interessa il suono di una pietra sola. La conchiglia ha un suono che tutti possono udire, ma quello delle pietre è molto più sottile. È il suono stesso del tempo e della luce, e non è fatto per le orecchie, ma per i sensi legati alla nostra memoria antica, alla terra che siamo stati, all’energia che ha permeato la nostra avventura personale, alla luce del nostro Sole e della nostra pietra, ai suoi tempi così lunghi e ai nostri tempi così vivi. E la pietra brilla e sprizza scintille, sempre uguali e sempre diverse, come una cascata che sgorga da una roccia, freschi pensieri di una frizzante primavera, pioggia di coriandoli luminosi che canta una splendida melodia cui è bello saper partecipare. “Il suono di una mano sola” è un tipico argomento Zen, e il suono di una pietra sola è una nuova tessera al nostro mosaico. E la nostra pietra sta diventando sempre più preziosa e luminosa, e noi con lei.

Universo, montagna, tempio, uomo, pietra preziosa, scintilla, intuizione magica. Nelle dottrine indù, sono una il riflesso o la proiezione dell’altra. Microcosmo e macrocosmo si scambiano di ruolo fino a identificarsi; il divino che tutto permea fa partecipare ogni cosa a ogni altra cosa, ma certi legami sono più forti. E la luce della pietra è come l’arcobaleno: è un “ponte” per livelli superiori. E il tempo, che è un ponte che brucia alle nostre spalle, quando incontra la pietra fluisce a ritmi diversi. E anche noi, quando incontriamo la “nostra” pietra partecipiamo a dimensioni diverse. Un ruscello ai piedi di una montagna; limpida acqua che scorre chiassosa, e mille sassolini colorati vengono lentamente trasportati al mare. Rotolando si smussano, si frantumano, vengono ridotti in briciole e polvere e terra pronta per nuove trasformazioni. Molta polvere, terra, acqua e luce, verranno trasformate e parteciperanno all’avventura della vita. Ma taluni sassi, più duri degli altri, cedono all’ambiente una minima parte: qualche scheggia i corindoni; praticamente nulla i diamanti, troppo più  duri di ogni altra cosa. E mantengono chiusa in sé la potenzialità  del ruscello, della montagna, della trasformazione in vita. E mantengono chiusi in sé i colori, i rumori, i profumi di tutto un mondo ancora da esprimere. Racchiudono in sé  un’energia enorme, antica quanto il mondo.

Le ragioni per cui certe pietre sono preziose, non sono del tutto logiche. E, grazie a Dio, gran parte delle cose che contano sono poco “logiche”: musica, sentimenti, arte, sogni, pietre preziose, ne sono altrettanti esempi. Anche la nostra attuale civiltà  occidentale, così scientifica e pratica, non ne può fare a meno. Le porte dell’invisibile devono essere visibili; per questo le pietre preziose sono preziose: esse “sono” porte dell’invisibile; ma a poco servono queste porte se rimangono chiuse. Per aprirle, devi avere con loro un rapporto emotivo, una partecipazione che vada al di là dell’aspetto quantitativo per abbracciare la qualità dell’immaginifico, dell’invisibile, della partecipazione alla pietra, alla sua luce, alla magia che è in lei, che è in te, che è in tutte le cose.

L’esagramma si conclude con una linea intera “yang”. È un esagramma simmetrico, composto da due trigrammi uguali. Sfoglio il libro alla ricerca dell’esagramma 30. «BELLEZZA SPLENDENTE» composto dai trigrammi LI: Fuoco, avvolgente; LI: Fuoco, avvolgente.

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LA SENTENZA: Bellezza splendente. Perseverare nella giusta via, conduce a libertà e successo.

COMMENTO: Il sole e la luna dipendono dal Cielo. Tutti i cereali, le erbe e gli alberi, dipendono dalla terra. Il fiammeggiante splendore prodotto da questi due trigrammi uniti in maniera corretta, dà come risultato la trasformazione e il perfezionamento di tutte le cose sotto il Cielo. L’esistenza dell’uomo dipende da molte cose. Solo ponendo la proria fiducia nelle vie dell’universo si può raggiungere il successo. Solo adeguandosi all’ordine naturale il mondo può essere trasformato in meglio.

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L’IMMAGINE: Splendore ripetuto. L’uomo superiore incoraggia la splendente bellezza del suo autentico «io» a svilupparsi, e con questa illumina i quattro quartieri del mondo.

L’«I-King» praticamente consiglia di risvegliare la pietra che è in te. Ma l’esagramma non ha affatto finito di stupirci; in apertura di questa chiacchierata abbiamo già detto che una particolare proiezione di un cubo in quattro dimensioni è composta dalla ripetizione di quattro volte questo esagramma. Così abbiamo lavorato una pietra preziosa con lo schema di taglio suggerito da quel disegno, ne abbiamo fatto un ciondolo. Il taglio a brillante rappresenta simbolicamente «Il passaggio dal quadrato al cerchio», vale a dire la quadratura del cerchio. Simbolicamente, la Terra è quadrata e il Cielo è rotondo, e vogliamo superare i limiti del condizionamento terreno. Il passaggio dal quadrato al cerchio avviene nella seconda dimensione. Il nostro ciondolo innesca passaggi da cubi a sfere e da ipercubi a ipersfere. I passaggi a dimensioni successive alla terza hanno a che fare con tempo, compenetrabilità  dei corpi e costanti degli spazi superiori molto bizzarre. I nodi più ingarbugliati, nella quarta dimensione, si sciolgono da soli. Molte situazioni qui irresolubili, viste da angolazioni superiori, diventano facili.

Riunisco le cinquanta pietre, le ritiro in una bustina, chiudo il libro e guardo il ciondolo tagliato in quella strana maniera. Sul foglio, accanto alla domanda «Perché  le pietre preziose sono preziose?», c’è un disegno vagamente cinese, che si chiama “LI”.

Scrivo la RISPOSTA.

RISPOSTA

La “preziosità”, così come la bellezza e il fascino, è un aspetto qualitativo, e come tale non è misurabile con strumenti, non è descrivibile con parole, ma è paragonabile solo con qualità della stessa specie. E, tutto sommato, ne vale la pena. ___________________

*)nota.

Per la precisione, il numero di pietre raccolte sotto la mano sinistra, potrà  essere:

5 + 8 + 8 = 21 =

9 + 8 + 4 = 21 =

9 + 4 + 8 = 21 =

linea Yang   _____   (Linea diritta)

5 + 4 + 8 = 17 =

5 + 8 + 4 = 17 =

9 + 4 + 4 = 17 =

linea Yin    __  __    (Linea spezzata)

5 + 4 + 4 = 13 = linea Yang mutante _____ ?   __  __ (diritta che diventa spezzata)

9 + 8 + 8 = 25 = linea Yin mutante    __  __ ?  _____  (spezzata che diventa diritta)

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