Il suo nome è molto noto; lo si trova nella scala delle durezze di Mhos al numero 8, e generalmente si pensa che le pietre gialle usate in gioielleria, siano per lo più topazi.
Se è una pietra nota, non è una pietra altrettanto conosciuta. Per una strana confusione a livello mondiale, il quarzo citrino viene spesso commercializzato con il nome “topazio”; non solo nella lingua italiana, ma in tutte le lingue. La differenza di valore che c’è fra le due pietre quando hanno un colore simile, è enorme. La confusione negli ultimi anni è aumentata, malgrado gli sforzi che vengono fatti per diffondere cultura gemmologica. Con il calore si fa cambiare di colore al quarzo viola, e lo si fa diventare giallo, nocciola e marrone; utilizzando i raggi gamma, si fanno diventare azzurri i topazi incolori. Così il confine del “naturale” si fa sempre più sfumato, e la certezza dei termini sempre meno scientifica. Commercialmente parlando, è normale che un quarzo viola, il cui colore è stato modificato in laboratorio in giallo, venga messo in vendita come “topazio”.
Il topazio è una bellissima pietra; quando è incolore, ha quella trasparenza tipica di certi bicchieri di “cristallo” al piombo (altra parola completamente sbagliata entrata nell’uso comune; se è vetro, non può in nessun modo essere “cristallo”). E’ molto pesante, e lo si distingue dal quarzo facilmente per questa ragione. Si sfalda con facilità, e il tagliatore ha sovente delle difficoltà a lucidarlo in certe faccette. Si rinvengono esemplari di grandi dimensioni; attualmente negli Stati Uniti c’è una sorta di gara a chi lavora il topazio più grande. Ventiduemilaottocentonovantadue carati e mezzo (quasi cinque chili), è il peso di un topazio lavorato a gemma, che fa bella mostra di sè al Smithsonian Institution. E’ stato donato nel 1988 da una associazione di hobbisti del taglio di pietre preziose.
Negli Stati Uniti la passione di lavorare in casa le proprie pietre preziose è molto diffusa. In Europa stenta a decollare, anche se il numero dei proseliti di questa splendida disciplina è in costante crescita, e se le attrezzature da noi disponibili non hanno nulla da invidiare alle americane o alle nipponiche. E il topazio è la pietra d’obbligo, il “battesimo” di chi comincia a lavorare pietre preziose.
In natura il topazio si può esprimere in molti colori diversi; dal più comune incolore, al giallo, al nocciola, all’azzurro. Nel museo di Scienze Naturali di Milano, c’è un bel cristallo di topazio azzurro, con il colore azzurro naturale. Chi a suo tempo ha investito in topazi azzurri, non ha avuto una idea felice. Negli anni 70 hanno cominciato ad essere offerti sul mercato topazi azzurri di provenienza russa. Sovente erano anche corredati da certificazione (russa) di qualità; non si sapeva ancora della facilità con cui era possibile fare diventare azzurri i topazi incolori, e grossi quantitativi sono stati commercializzati come assolutamente naturali, in perfetta buonafede da parte degli operatori occidentali. Per cambiare di colore, ha bisogno di radiazioni. I raggi gamma paiono assolutamente innocui, e oggi vengono utilizzati con grande disinvoltura; pare però che ci sia in circolazione anche qualche pietra trattata col plutonio, che mantiene tracce di pericolosa radioattività. Il topazio azzurro bombardato oggi viene venduto per quello che è. E’ considerato una simpatica pietra da bigiotteria, e vale poco di più delle più comuni pietre sintetiche per bigiotteria; ma anni fa aveva quotazioni simili a quelle dell’acquamarina di colore simile, vale a dire da 10 a 100 volte tanto.
Ricordo che a Ceylon un bel momento saltò fuori una produzione di splendido topazio rosso! Grossi esemplari, ben tagliati, con una colorazione vivida mai vista. Avevano un piccolo difetto; era sufficiente lasciarli alla luce del sole per una mezz’oretta, e diventavano giallicci slavati. La colorazione era indotta con raggi X, e decadeva rapidamente con gli ultravioletti della luce del sole, ma chissà quanti oggi si rigirano in mano quei sassi di color pallido malato chiedendosi cosa mai sia potuto capitare. Tali pietre ripristinano il loro primitivo scialbo colore anche al solo calore della fiamma ad alcool dell’incassatore; molti di loro, assolutamente innocenti, hanno dovuto sopportare i sospetti e le accuse di avere sostituito la pietra.
Il colore “vero” del topazio imperiale, è quello di un vino rosso molto invecchiato; il classico “Madera” o, meglio, un Barolo.
Se la gioielleria usa pietre false o artefatte, non è gioielleria.
