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LAPISLAZZULI

Fantasia di un fiore in lapislazzuli e granato essonite.

Grezzo di lapislazzuli afgano di ottima qualità. Si notano le vene di pirite, le zone di varia tonalità di blu, e le rade aree biancastre.

La prima cosa da dire è che ha un nome bellissimo. Senza suffissi in “ite”, e con quella “i” finale che lo fa sembrare sempre al plurale, già dal nome ci disorienta un poco. E quelle pagliuzze dorate, che sembrano stelle di un planetario, ma di un planetario che possiamo tenere in mano, su quel colore blu così intenso, sembrano ammiccare; sembrano volerci raccontare qualche storia. Ero in Afghanistan, negli anni settanta, e il ricordo di quelle terre è fantastico.

Un popolo bello e fiero; una terra brulla, desertica, talvolta con temperature feroci; una cultura così viva e così diversa dalla nostra, con la artigiana abilità di forgiare il ferro e di costruire armi splendidamente istoriate, con le costruzioni in legno così decorate, con ampie zone delle città assolutamente precluse allo straniero. Spesso le decorazioni si rifanno a motivi floreali. Il Corano proibisce l’uso di immagini, e i Musulmani Sunniti sono fra i più ortodossi ed intransigenti. Fare fotografie è molto offensivo, e può creare seri problemi. Avevo piazzato il mio armamentario fotografico per ritrarre l’accampamento di una tribù nomade da un centinaio di metri di distanza, e hanno sparato una fucilata in aria, come segno di gentile avvertimento. Inoltre, può capitare di fare decine di chilometri senza vedere un filo d’erba né una pianta; scolpire nel legno e nel sasso il loro amore per il giardino, con tutti i risvolti simbolici dell’ “Albero della Vita“, del fiore e del frutto, è connaturato a questo popolo. Infine, queste terre sono di cultura musulmana da poco più di mille anni, ed hanno ancora le montagne piene delle statue del Budda e delle grotte dei loro sacerdoti, scavate direttamente nel vivo del sasso. E il fiore di loto ed altri simboli floreali sono talmente connaturati con il buddismo, che non bastano pochi secoli di altre religioni per dimenticarli.

Cavallo in corsa sfrenata. Nelle incisioni l’artista riesce a valorizzare anche le parti più “povere”; la criniera è stata ricavata nella zona in cui c’era meno colore, e il risultato è davvero bello

Di colpo poi l’Afghanistan, in cui il tempo aveva un fluire così diverso, con i suoi splendidi colori, la sua musica incredibile, i suoi profumi inebrianti, le sue abitudini igieniche così migliorabili, la sua storia recente così medievale, la sua unica strada che lo attraversa, è balzato all’attenzione del mondo per una incredibile guerra. Dapprincipio, sembrava che questo popolo di pochi milioni di abitanti dovesse soccombere da un giorno all’altro. Ero tristissimo per le sorti di quella gente, e accadde che incontrai un tale che importava dalla Russia cristalli sintetici per elettronica e bigiotteria, e qualche pietra preziosa.

Era tutto contento perché, dopo l’occupazione, avrebbe potuto comperare in Russia grandi quantitativi di lapislazzuli dell’Afghanistan, a basso prezzo. Lo stesso giorno incontrai un altro personaggio incredibile, che riusciva a commerciare lapislazzuli afgano attraverso il Pakistan, dove i “Mujaheddin” lo contrabbandavano per finanziare la guerriglia. A dorso di mulo dal cuore del Bandakscian, per molte giornate, accompagnati da una fede che rasenta il fanatismo, con una fierezza e una conoscenza delle piste del deserto molto superiori a quelle del nemico. E’ incredibile come le pietre si sappiano legare alla storia dei popoli.

Ciondolo in lapislazzuli afgano, che rappresenta delle finestre aperte su un giardino. In questo semplici oggetto, c’è la dolcezza della migliore cultura musulmana. L’ esemplare fotografato, pur rifacendosi alla cultura afgana, è stato lavorato a Bankog.

Delicato volto femminile in lapislazzuli, incollato su quarzo. Stemmi, cammei, sigilli, bottigliette, piccole sculture, sono il naturale campo di espressività dal lapislazzuli.

E per molti anni la guerra è continuata, fino alla insospettabile vittoria della Resistenza Afgana. A suo tempo Alessandro Magno e Gengis Chan hanno tentato di piegare questo fiero popolo; nel nostro secolo ci ha provato, altrettanto invano, una delle maggiori potenze mondiali.

E finalmente, oltre che lapislazzuli grezzo, comincia ad arrivare in Occidente anche materiale lavorato. Lavorato con disegni floreali, con delicate simbologie di mele, fiori di loto, liane, farfalle, giardini incantati. La guerra è stata una parentesi, e la restaurazione passa anche attraverso il lapislazzuli. L’augurio è che questo popolo ritrovi la pace, e non il piacere della guerra, sacra o profana che sia; che sappia ispirarsi al Sufismo per proporre al mondo splendide opere d’arte, e che non si lasci trascinare dal rigurgito medievale di visioni religiose troppo intransigenti.

Generalmente le pietre preziose derivano da cristalli trasparenti; il lapislazzuli appartiene invece alla categoria dei minerali massivi, delle rocce, dei marmi, dei conglomerati. Da sempre è stato apprezzato per il suo bel colore, e ha accompagnato la ricchezza, il potere, il magico e la sacralità, come succede per tutte le pietre preziose. Il fatto di non essere trasparente e di avere dei noduli e delle zonature di bel colore frammiste a zone di colore insignificante, lo rende particolarmente indicato per piccole sculture, monili istoriati, bottigliette talmente arzigogolate che proprio non sembrano delle bottiglie. La cultura del lapislazzuli è parallela a quella della giada, molto legata alla storia del suo territorio, e ricca di significati per noi difficili da partecipare. Certo, se ne fanno anche cabochon e palline, diminuendo così la potenzialità espressiva di questo nobile materiale. Naturalmente, non è tutto naturale. Se il colore è scialbo, lo si può intensificare con opportuni trucchi; inoltre è possibile costruire in laboratorio materiale molto simile; come sempre la prudenza non è mai troppa. Fino a ieri era sufficiente guardare la gemma in controluce; se ai bordi aveva un certo tipo di trasparenza traslucida, era buona; oggi, con le nuove imitazioni, è meglio rivolgersi a laboratori di gemmologia specializzati.

I musei di tutto il mondo hanno sigilli, specialmente cilindrici, in lapislazzuli. Inoltre la polvere di lapislazzuli mantiene il bel colore blu, contrariamente alla generalità delle altre pietre che, in polvere, sono per lo più grigiastre. Per secoli i pittori hanno utilizzato la sua polvere per dipingere i cieli. I sigilli sono molto di più di un semplice ritratto; i sigilli sono un ritratto dell’anima; per questa ragione i potenti in declino dell’antica Roma, prima di suicidarsi, spezzavano i sigilli dei loro anelli.E in pittura il colore blu non serve per raffigurare volti, tranne quelli di certe divinità indiane, che scendono fra di noi solo per interferire e dirigere grandi avvenimenti storici. Si direbbe che questa pietra sia legata alla storia e alle emozioni dei popoli.

Inoltre, le cave principali sono quelle di sempre, e non si parla di esaurimento. Certo; la qualità più alta raggiunge quotazioni da capogiro, e i commercianti sono alla ricerca di materiale simile che costi meno. Sodalite, azzurrite, lapis del Cile, crisocolla, paste semisintetiche e colori rinforzati fanno parte della normale routine del gemmologo. Il colore “giusto” è un blu molto intenso, che sembri quasi bagnato, con una tendenza al viola scuro. Le pagliuzze di pirite è bene che ci siano, ma non debbono essere troppo abbondanti; le zonature bianche lo deprezzano.

Collane. Le tre file di sfere sono state lavorate in Germania, mentre gli altri pezzi, più fantasiosi ma meno precisi, sono stati lavorati in Oriente.

La pirite che affiora nel blu del lapislazzuli che teniamo in mano, sembra ammiccare; sembra polvere di stelle. E il blu cielo profondo di questa pietra, punteggiato da quei riflessi dorati, ci ricorda che ciò che è in Basso è un riflesso di ciò che è in Alto. E’ quindi illusoria l’idea di “possedere” un pezzo di cielo o un pezzo di lapislazzuli. Questa pietra ci può dare molto di più del piacere del suo possesso; anche questa pietra può essere una “porta“, per livelli superiori, così come lo sono state per molti monaci le grotte scavate nella roccia della regione del Manian. Trasparenza, opacità, specularità, cromaticità, sono differenti modi di porsi della materia di fronte alla sensibilià visiva. Godimento estetico, interesse materiale, supporto per la meditazione, sono diversi modi di porsi del nostro spirito di fronte agli aspetti del Manifestato, di fronte ad una pietra preziosa.

Scheda tecnica

Minerale del gruppo della SODALITE, i cui principali esponenti sono per l’appunto la sodalite ed il lapislazzuli (meno noto con il nome di “lazurite“). La composizione chimica è complessa; è un silicato complesso di alluminio e sodio. La formula chimica base, è: 3NaAlSiO4.NaS3. (La sodalite, invece dello “S3“, ha “Cl“).La durezza varia fra 5 e 5.5; il peso specifico teorico è circa 2.40; dato che però non lo si trova mai “puro”, ma sempre frammisto ad altri minerali, il suo peso specifico può variare fra 2.38 e 2.95. Indice di rifrazione: 1,500 (monorifrangente). La cristallizzazione è nel sistema monometrico; però si parla di microcristallizzazione. Cristalli visibili di lapislazzuli sono più unici che rari; generalmente lo si trova in masse composite, frammisto a calcite, pirosseni, anfiboli, miche, pirite e magnetite.

E’ fra le gemme più antiche; gli egizi, i caldei, gli assiro-babilonesi dei primordi della storia la andavano a cercare dove tuttora la si va a cercare; nelle impervie montagne dell’Hindukusch, nella zona del Badakschan. Altri importanti giacimenti si rinvengono in Russia e nel Cile; quest’ultimo di qualità meno pregiata.
Come già detto, il suo valore è elevato. E’ quindi prudente molta oculatezza; le pagliuzze di pirite che brillano al suo interno, sembrano minuscole schegge d’oro. Ma si tratta di pirite, a conferma dell’antico proverbio.

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