
Madre Natura ha preso delle palline di silicio amorfo e semitrasparente. Le palline sono molto piccole, diciamo appena visibili a quarantamila ingrandimenti, e le ha compresse fra di loro assieme ad acqua e gas, in modo che risulti una massa compatta. Se siamo fortunati, la luce giocherà in questa specie di gelatina solida in maniera bizzarra: nel tentativo di attraversare le sfere di silicio verrà rifratta, diffratta, scissa nei colori dell’iride e darà vita a lampi, a scintille, a schegge policrome che cambiano e vibrano e scintillano e stupiscono con sempre nuove emozioni cromatiche.

Un arcipelago di isole fisse, che sono macchie di matrice affiorante, è circondato da un mare rutilante di mille colori in questo bell’opale arlecchino.
Molti tagliatori di opale ripongono le pietre lavorate in barattoli pieni d’acqua. L’opale è un idrosilicato; nella sua struttura l’acqua ha un ruolo molto importante. Durante la lavorazione, può darsi che un po’ di acqua di composizione vada perduta, o per le vibrazioni o per il surriscaldamento dovuto alla lucidatura. Per questa ragione vengono lasciate in acqua qualche giornata, ed è buona norma, anche in seguito, ogni tanto tenerle a mollo per un po’. Nei deserti del Messico, il magico cactus “Peyotle”, cresce sotto terra per custodire per mesi e anni la preziosa riserva d’acqua, e presenta all’arida superficie solo i pochi centimetri della testa; la vegetazione e la fauna si sono specializzate a fare tesoro di ogni goccia di rugiada, di ogni sentore di umidità, e la voglia di

colore si esprime nella monotonia del marroncino della terra riarsa, in rare bacche dal colore acceso, in rare rocce che aprono le loro vene colorate alla luce, in guizzare di occhi e di lingue bifide di animali che non distingui dal marrone incondizionato che tutto opprime e tutto impolvera, e ti chiedi se mai anche dei sassi possano avere fatto provvista di acqua e di

luce e di colore, e con questo stato d’animo raggiungi le zone dove si scavano gli opali.
Come per tutte le cose preziose, prima di trovare qualche pezzo veramente emozionante, bisogna cercarne, vederne, studiarne parecchie. E quando finalmente trovi il pezzo giusto, vieni di getto scaraventato nel caleidoscopio cromatico di altre esperienze, di altri sogni, di altre storie, di altri orizzonti, e vedi questa acqua cristallizzata che ha inglobato e spezzettato un arcobaleno e lo ha mischiato a milioni di ali di farfalla, e ti rendi conto che i diecimila colori che tu vedi sono solo una minima parte degli innumerevoli colori che i tuoi occhi non sono abilitati a vedere, ma che qualcosa dentro di te riesce comunque a percepire.
Con movimenti lenti muovi questo piccolo ciottolo fra le dita, e i colori cambiano, sempre uguali e sempre diversi, fino a sconfinare nei tramonti viola elettrico di paesaggi impossibili, nella scintilla verde fuoco di improbabili melograni spezzati, e i colori sono una porta di accesso, uno spiraglio che accede a dimensioni non conosciute ma che talvolta percepisci, magari per un attimo, per il tempo di una impressione, per un battito e per un palpito, e questo seme di luce e di colori che hai in mano, questo cristallo d’acqua, questo minerale a base d’acqua, racchiude il segreto dell’arcobaleno, del ponte fra te e i tuoi sogni, e questo ciottolo semitrasparente ha racchiuso in sé colori e luci e lampi e guizzi e scintille e umori di altre acque e di altre ere geologiche, di altre foreste e arcobaleni, di altri fuochi e altri orizzonti. In Messico e in Australia, nei deserti più monotoni e nella siccità più feroce, si trovano gli opali, pietre a base d’acqua, e ogni pietra racchiude in sè tutti i colori senza che questi si siano mischiati, e ogni colore mantiene la sua individualità, luminosità, tonalità, brillantezza e voglia di esprimersi, e ogni pietra ha una storia di tramonti e di albe e di tempeste di fuoco da raccontare, e ogni gemma a te personalmente dirà cose diverse, e darà emozioni uniche, e sarà compagna di un viaggio non programmabile, ma comunque diretto verso i colori, la luce, la fantasia, la ricerca dei colori e della luce dentro di sè, la voglia di esprimersi con gioia e colori e luci, perché se lo sa fare così bene un sasso, sicuramente è possibile anche a noi, che forse ci siamo impigriti dalle grandi possibilità pratiche che le nostre specializzazioni ci offrono, e che per ottenere qualcosa di qualitativamente valido dobbiamo sapere affinare certe capacità, e imparare dal cactus che sa racchiudere l’acqua nel deserto, dallo zaffiro così duro e immutabile che si sa formare in un mondo così mobile e pregno di vita come la foresta tropicale, dall’opale che, nelle zone più aride e desertiche, sa racchiudere in se i colori di tutte le barriere coralline, di tutti i fiori tropicali, delle ali di tutte le farfalle del mondo, e partecipando a queste conoscenze, a queste piccole conoscenze, godere del senso di equilibrio che fa convivere sulla stessa terra zaffiro e opale, zanzara e sanguisuga e orso bruno, cave di smeraldi e fiumi tropicali e grandi metropoli, arcobaleni e deserti e cactus e piantagioni di tè, siccità e uragano, grigiore del deserto e parossismo di colori della foresta, l’uomo e i suoi sogni e i sogni del mondo, le piccole pietre preziose che ci luccicano di fra le dita e le piccole stelle che luccicano nel cielo.
Taluni testi di magia spiegano che l’opale, così come è in grado di emettere tutti i colori, è anche in grado di assorbirli tutti, e quindi rendere invisibile chi la indossa. Per questa ragione l’opale è stato ritenuto il miglior talismano per i ladri, i politici e i giornalisti! Forse è anche per queste strane idee che in Italia l’opale è ritenuta una pietra portasfortuna. Ciò è un buon segno, in quanto vuol dire che alle pietre vengono culturalmente legate valenze emotive molto forti.
Comunque, fino a prova del contrario, continueremo a sostenere che l’opale una gemma talmente bella che non può che suscitare emozioni positive, e quindi arrecare gioia a chi la possiede.

Ciottolo di opale australiano. La presenza di molta matrice, non pregiudica il fascino di questi caleidoscopi naturali.

incredibili nella valutazione del valore del grezzo, e da parte del tagliatore ci vuole molto intuito per non sciupare materiale.
SCHEDA TECNICA
L’opale si può situare nel gruppo dei silicati. Taluni autori lo situano nel gruppo dei quarzi; ciò a nostro avviso è improprio, perché l’opale non è cristallino e nemmeno microcristallino, ma è amorfo, trattandosi di un “gel” di microgranuli di silicio, generalmente formatisi in seguito a processi di metamorfosizzazione.
Composizione chimica base: SiO2+n(H2O). L’acqua occupa gli interstizi fra i granuli di silicio, ed è presente in quantità variabile; nelle varietà di interesse gemmologico, è di circa il 10%.
Cristallizzazione: Mancante.
Durezza: 5.5 – 6.5
Peso Specifico:1.9 – 2.3
Indice di rifrazione: 1.23-1.46
Colori: Il “fondo” della pietra può essere: Incolore (opale d’acqua) Lattiginoso (opale latteo, opale comune) Molto scuro (opale nero) Arancione intenso (opale di fuoco)
Esistono dozzine di altri nomi di fantasia, legati a tradizioni locali. A seconda del tipo di gioco di colori che la gemma presenta, si hanno moltissime denominazioni differenti, del tipo: Opale nobile, arlecchino, butterfly, nero, e molte altre. Purtroppo non è possibile stabilire con certezza dove finisca un tipo e dove cominci l’altro. L’opale più pregiato avrà sicuramente un gioco di colori più appariscente; ma anche opali con scarsi o nulli giochi di luce possono essere gradevoli. Ad esempio l’opale di fuoco, che nella varietà fiammeggiante è una meraviglia, è anche apprezzato nella più comune varietà senza giochi di luce.
Imitazioni, doppiette, sintesi. Dato il grande potere decorativo di questa gemma, esistono svariati tipi di imitazioni. Si va dalle paste vitree alle doppiette, alle triplette, alle vere e proprie sintesi. Le doppiette e le triplette (che si distinguono con estrema facilità), sono strati di materiale differente incollati fra di loro, fra cui una lamina di opale (naturale o sintetico). Da quando con l’uso del microscopio elettronico si è potuto vedere la struttura granulare dell’opale, è stato anche possibile riprodurlo in laboratorio, e tali sintesi possono trarre in inganno.
Matrice: Sovente sono presenti tracce di roccia madre, specialmente sul fondo della pietra o sui fianchi. Gli esemplari con uno strato leggero di opale su di uno strato di roccia madre più spesso, si chiamano “Boulder”.
Taglio: Generalmente a cabochon, sovente con forme bizzarre che seguono la forma del nodulo originario. Il fondo del cabochon può essere glabro o lucido, a seconda della fantasia di chi lo ha lavorato. In certi casi il processo di opalizzazione è stato accompagnato dal processo di fossilizzazione, ed esistono quindi conchiglie, granchi, ossa e legno fossile opalizzato di grande suggestione. In questi casi, per quanto possibile, si cerca di evidenziare sia l’aspetto “opale”, sia l’aspetto “fossile”.
Provenienze: Oltre che Australia e Messico, Madagascar, Brasile, Etiopia, Oregon e altre aree. Sovente l’opale ha una lontana origine fossile (conchiglie, legni, ossa). Ogni giacitura offre esemplari con caratteristiche riconducibili all’area di estrazione. Sovente si tratta di cartatteristiche talmente diverse, che sembra di avere a che fare con gemme di speci differenti.





























