
Talvolta lo zaffiro giallo tende all’arancione; in questo caso assume il bizzarro nome di “Padparaska”, ed è una pietra rarissima. Bisogna stare molto attenti sulla naturalezza del colore.
Il sesquiossido di alluminio (Al2O3), noto come “corindone“, teoricamente è incolore. Sono sufficienti minime tracce di altri elementi, che non compaiono nella formula chimica base, e assume colori, anche vistosi. Così un po’ di ferro trivalente o una traccia di cromo sono la causa del blu dello zaffiro, o del rosso del rubino. Tracce di altri elementi daranno i colori giallo, arancio, viola, verde, rosa, glicine, grigio, eccetera. Esistono pareri diversi su come chiamare i corindoni di colore diverso dal rosso e dal blu. Gli anglosassoni li chiamano “yellow sapphire; orange sapphire; pink sapphire o pink ruby; violet sapphire” e così via. In Europa c’è chi dice che le parole “zaffiro” e “rubino” designano tutte le gradazioni del blu e del rosso (purché non si sconfini nell’azzurro e nel rosa!). Ma giallo, viola, verde, dovranno essere chiamati “corindone giallo; corindone viola; corindone verde“.

Serie di colori; tavolozze di zaffiri.
Approfittiamo di questa “contesa“, e caliamoci nel suo cuore; talvolta è gradevole discutere di cose innocue; si parla tanto di sesso degli angeli, perché non parlare di innocenti nomi da dare ai “corindoni” colorati?. E vedremo che chi sostiene che è scorretto dire “zaffiro giallo“, si troverà imbarazzato di fronte a pietre blu con tracce gialle (o gialle con tracce blu).
O di fronte a pietre talmente chiare che sconfinano nell’incolore; senza considerare che la soglia dopo la quale un “corindone rosa” diventa rubino, è veramente labile e indefinita. C’è chi dice simpaticamente che tali pietre sono zaffiri rosa quando si comperano, e rubini rosa quando si vendono. Si è addirittura cercato di dare un numero a ogni colore. E’ come volere dare un nome ad ogni punto, o un aggettivo a ogni granello di sabbia. E’ stato anche detto che se il colore rosso dipende dal cromo, siamo di fronte a un rubino, mentre se dal ferro trivalente, avremo un corindone rosso o rosa.

Splendido zaffiro giallo di oltre 18 ct.
Naturalmente, le pietre di Sri Lanka hanno sia ferro trivalente, sia cromo, tanto per complicare le cose. Ma qui siamo solo all’inizio. Il corindone ha la scomoda attitudine di potere cambiare di colore! Con opportuni trucchi chimici, fisici, nucleari, è possibile in laboratorio fare diventare blu pietre che prima erano giallastre o lattiginose, oppure trasformare in arancione colori grigiastri. Così che, solo dopo la trasformazione, pietre che erano “corindoni biancastri” avranno diritto al titolo di “zaffiro blu naturale“. E’ chiaro che ci siamo immersi in un problema che non è solo di parole. Il colore non è un attributo quantitativo, ma qualitativo, e come tale sfugge a regole di classificazioni troppo rigorose.
Con questo, se uno vorrà chiamare “corindone viola” quella pietra che noi chiamiamo “zaffiro viola“, lo può fare con tutta serenità, anche se generalmente gli zaffiri viola non sono sempre viola! Se li guardi alla luce naturale, sono azzurri, e diventano viola alla luce artificiale, con buona pace di chi voleva dare un numero ad ogni colore.

Inclusione alla “2001 Odissea nello Spazio” in uno zaffiro viola chiaro con particolare ingrandito della stessa pietra.
Gli zaffiri colorati si possono trovare in diecimila colori diversi. (“Diecimila” è, ovviamente, da intendersi col significato alchemico della “tetractis” del buon Pitagora: 10.000=(1+2+3+4)4. Tale passaggio a dimensioni superiori alla terza nel campo dei numeri, significa appunto un “superamento della quantità e del concetto stesso di numero“). E questa illimitata varietà di colori, che si manifesta con un materiale relativamente semplice e con poche tracce di elementi diversi, è motivo di piacere e di serena meditazione. Sul problema del passaggio alla quarta dimensione, torneremo in molte altre occasioni.
Non ci sono sulla terra due pietre identiche fra di loro; perché mai cercare quindi due colori fra di loro uguali? ogni pietra, ogni colore, ogni sfumatura ha la sua individualità , ed è solo rispettando questa indefinita varietà di modi di esprimersi della Natura che avremo diritto al rispetto che ci compete. Ma se cercheremo di asservire la Natura ai nostri desideri, se cercheremo di dominarla, di trasformarla secondo i nostri interessi, avremo l’illusione di avere vinto, di avere ottenuto un guadagno, mentre in realtà avremo perso moltissimo. Così accade che per avere pietre uguali di colore fra di loro, dato che con i colori naturali non si può, si trasformano i colori omogeneizzandoli con vari trucchi, rendendo “seminaturali” pietre naturali, e creando oggetti tutti uguali fra di loro, incapaci di dare emozioni che vadano al di là della mera forma.


Noi siamo dalla parte delle pietre. Siamo per i colori naturali. Siamo per le pietre tutte diverse fra di loro. Siamo per oggetti che sottolineino la personalità insita in ogni singola pietra. Siamo per le pietre intese come tramite fra il mondo minerale e il mondo emozionale; fra noi, la polvere e le stelle. Siamo per le pietre-amuleti, canalizzatori delle energie sottili che tutto permeano e con tutto comunicano, e tramite loro vogliamo potere “comunicare“. Siamo per i colori, per i diecimila colori delle pietre preziose, e per la luce che in esse gioca, componendo nuovi colori e nuove storie e nuove vibrazioni e nuove emozioni. Siamo per le pietre assolutamente naturali, perché solo in loro possiamo sperare di entrare in risonanza con la nostra “naturalezza“, con la antica pietra che è in noi, molto più antica della stessa pietra preziosa che abbiamo dinanzi. Perché la scintilla che ci passiamo di generazione in generazione è l’eco di quella prima, immane scintilla che è stato il “Fiat Lux” dell’inizio del tempo, e che talvolta, in noi pare sopita. Ma che possiamo ravvivare con il fuoco, l’elettricità, l’emozione, il baluginio di quelle piccole scintille colorate che crepitano nel cuore palpitante di quel sanguigno rubino, che sussurrano nel velluto di quello zaffiro blu, che cantano a festa nel rutilare delle acque chiare di quello zaffiro azzurro, che scintillano nel sole di quello zaffiro giallo, che sussurrano nel colore albicocca di quel padparaska, che occhieggiano nel glicine di quello zaffiro viola, che si accendono di magia nei misteriosi raggi di quello zaffiro stellato, che sognano e si sfumano in delicati pervinca, rosa pallido, azzurro tenue marezzato, ocra, grigio, verde-azzurro, che………
SCHEDA TECNICA.
I colori fondamentali, da cui derivano tutti gli altri, sono rosso, giallo e blu. E’ singolare il fatto che il corindone, che teoricamente è incolore, è anche la pietra preziosa che meglio rappresenta questi colori fondamentali. Il rubino rosso, lo zaffiro giallo e lo zaffiro blu, sono lievi differenziazioni dello stesso corindone. Le pietre preziose possono avere il colore che hanno perché lo impongono i componenti che si trovano nella loro formula chimica e, in questo caso, si chiameranno idiocromatiche. Le allocromatiche invece, come rubino, zaffiro e smeraldo, devono i colori che hanno a tracce di elementi estranei al chimismo di base. Generalmente si tratta di titanio, vanadio, cromo, manganese, ferro, cobalto, nichel, rame e zinco.
Il motivo dei colori nelle pietre preziose è comunque più complesso. Una pietra la vediamo “viola” o perché assorbe tutti i colori tranne quel particolare viola, o perché emette quella particolare radiazione cromatica. Naturalmente le cause si sommano, per cui capita che taluni colori si rendono evidenti solo in particolari condizioni di illuminazione. Per questa ragione, quando si compera uno zaffiro o un rubino di buona qualità bisogna guardarlo sia in luce artificiale a incandescenza, sia in luce al neon, sia il luce naturale. Spesso i rubini sono più belli in luce artificiale, mentre gli zaffiri migliorano in luce naturale. E’ comunque buona norma osservare le pietre in differenti condizioni di illuminazione. Inoltre, ai tropici, c’è generalmente meno pulviscolo atmosferico, più radiazioni nella zona del violetto, e una temperatura di colore della luce differente, per cui le pietre sembrano più belle che da noi. Attenzione quindi, se avete intenzione di comperare all’estero. Abbiamo già detto che il corindone può essere in vario modo trattato, ed è bene sapere che taluni trattamenti hanno un effetto stabile, e altri solo temporaneo. Gli zaffiri gialli chiari, se trattati coi raggi “X” diventano giallo carico o arancio-nocciola, ma sbiadiscono alla luce del sole in poche ore, e in pochi istanti con un calore intenso. Per cui, se volete comperare di queste pietre all’estero, esponetele al sole per una mezz’ora prima di pagarle. Gli zaffiri e i rubini trattati con alta temperatura non sbiadiscono col tempo. Chi vuole la certezza di avere zaffiri con il colore naturale, oggi incontra molte difficoltà, in quanto pochissimi laboratori sono attrezzati per tali analisi. Se un lotto di pietre presenta un colore molto omogeneo, è probabile che il colore sia appunto stato omogeneizzato. Se in un lotto non riesci a trovare due pietre della stessa tonalità cromatica, è probabile che si tratti di pietre con il colore naturale. D’altro canto, se le pietre preziose sono rare e misteriose, è logico che un po’ di mistero permanga.
P.S. Le costanti chimico-fisiche degli zaffiri colorati sono le stesse dello zaffiro blu, per cui si rimanda a quella scheda.


















