Quando dico che lo zircone è una pietra dal colore naturale che può essere marrone, verde, rosso, giallo, azzurro, in molti mi interrompono dicendo che no, lo zircone è una pietra incolore che assomiglia al diamante. Una pietra falsa ha usurpato il nome di una pietra vera, pazzesco. Quella imitazione si dovrebbe chiamare “CZ, Cubic zirconia, Zirconio cubico, o con un qualsiasi altro nome di fantasia”. Così lo Zircone, pietra bellissima, intrigante, misteriosa, dal colore ceroso che sembra ti voglia trascinare dentro, deve fare i conti con questa massiccia disinformazione. Peccato, perché tutto ciò che va in direzione opposta alla corretta informazione è una sorta di veleno dell’anima. Se la gioielleria usa pietre false o artefatte, non è gioielleria. Ma torniamo allo Zircone naturale. Poco utilizzato in gioielleria, ha invece delle caratteristiche uniche che meritano di essere conosciute e valorizzate. Sovente è stato utilizzato come gemma devozionale, per adornare sculture di divinità e arredi sacri nel Sud Est Asiatico. In questi casi la lavorazione era piuttosto approssimativa, ma la personalità della gemma era unica. Molti di questi capolavori sono stati ritagliati secondo i moderni canoni occidentali, e le gemme sono risultate molto più brillanti ma, a mio avviso, spersonalizzate. Fra le caratteristiche fisiche, un elevato peso specifico e un altissimo indice di rifrazione, paragonabile a quello del diamante. Inoltre, la forte birifrangenza gli dona una brillantezza tutta sua. La forte birifrangenza, facilmente visibile con la lente d’ingrandimento, ha emozionato tutti gli studenti di gemmologia, e continua a emozionare chi osserva questa pietra. La sua brillantezza cerosa sembra indefinita, ogni tanto ci sono dei lampi cromatici dal colore inaspettato, insomma, la pietra sembra che abbia all’interno due anime che si vogliono esprimere singolarmente, ma nel reciproco rispetto. E chi non ha un qualche conflitto di dualità! È una caratteristica che ce la fa sentire molto vicina a noi e, nello stesso tempo, un po’ ci intimorisce. Però, se fai piazza pulita dei luoghi comuni, se accetti di guardare una pietra lavorata secondo i canoni di culture diverse dalla nostra, se capisci che, pur essendo una pietra sfaccettata, l’invito è verso l’interiorità piuttosto che all’apparire, beh, questa pietra si può rivelare una vera miniera di emozioni. Te la rigiri fra le dita… e, ogni tanto, una scintilla di luce! Un po’ come la “Virtù”, che non deve essere visibile sempre, come l’aureola del santo. Deve scintillare solo quando e se necessario, senza ostentazione o supponenza.
Le pietre preziose, per essere preziose, devono entrare in sintonia con il nostro vissuto emozionale. E deve essere uno spontaneo processo culturale, non il condizionamento di una squallida propaganda che tende ad appiattire sogni ed emozioni.