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15- La denuncia di Pavia monumentale

LA DENUNCIA DI PAVIA MONUMENTALE

Il degrado minaccia le memorie longobarde, bisogna intervenire

Nel corso dell’ultima riunione del direttivo di «Pavia monumentale» si sono affrontati molti argomenti di interesse cittadino, compreso il problema dei graffiti, deplorando altre macroscopiche lacune che non sono solo provocate dalle ben note ristrettezze finanziarie. In particolare è stato sottolineato che la visibilità dei monumenti ecclesiali pavesi di epoca medioevale è incredibilmente ridotta, quando non è del tutto impossibile. E ciè è fonte di grave disappunto per i turisti e i concittadini. Innanzitutto l’antica Chiesa di San Marino, che non abbisogna altro che di interventi di manutenzione ordinaria, è misteriosamente e scandalosamente chiusa da anni e nessuno in Comune fornisce spiegazioni di sorta. E da anni nessun comune mortale può mettervi piede. Eppure sono stati apportati da tempo apprezzabili lavori di restauro alla facciata e all’abside. Perché anche la parrocchia di San Michele tace? Intanto la piazzetta antistante è diventata un parcheggio, mentre il bellissimo campanile romanico ha subìto manomissioni arbitrarie. Le cripte longobarde di Sant’Eusebio e di San Giovanni Domnarum non sono aperte al pubblico, pur essendo due veri gioielli, anche se basterebbe piazzare un addetto almeno una volta alla settimana per poche ore a disposizione. In verità la seconda sarebbe in teoria visitabile, ma il sacerdote non è sempre rintracciabile perché ha altri incarichi. Inoltre la chiesa, pure di origine longobarda, di Santa Maria alle Cacce si trova in uno stato di completo abbandono, consumata ormai dall’umidità. Aspettiamo forse che rovini al suolo? In tutti questi casi occorre dunque una sinergia tra Comune, Chiesa pavese e qualche Fondazione per ovviare a questa spiacevole situazione che non è consono al decoro e al prestigio di una vecchia capitale. Rivolgiamo intanto al Fai la preghiera di occuparsi di questo tema: «Conservazione e recupero delle memorie longobarde pavesi». Chissà che qualcosa di positivo prima o poi si possa fare. Infine si dovranno restaurare al più presto e rimettere in loco le due statuette in terracotta che fino a pochi anni fa facevano bella mostra di sè nelle nicchie appositamente create sulla facciata della bellissima chiesa del Carmine e che proprio chi scrive aveva fatto togliere perché pericolanti. Di questo problema nessuno si ricorda o comunque ne fa cenno: eppure la trecentesta cattedrale è divenuta oggi temporaneamente il Duomo. I reperti sono stati custoditi diligentemente in sacrestia e attendono solo un provvidenziale intervento, che da troppo tempo manca. Concludo poi con una notazione amara: lo stato miserando di conservazione dei resti della Torre Civica, di cui si è detto abbastanza, ma sempre invano, è la vera ciliegina sulla torta. E’ ancora possibile chiamare Pavia «città d’arte», al di fuori del perimetro fascinoso dei Musei Civici?
Gianfranco E. De Paoli presidente di «Pavia Monumentale»

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