Top Menu

5-Sono a Pavia le spoglie

«Sono a Pavia le spoglie di San Marino»
La storica Andreolli:
«Un documento ricorda il furto dal Monte Titano»

UN CASO TRA STORIA E LEGGENDA

La storica pavese del medioevo Maria Pia Andreolli

PAVIA. Dove sono conservate le spoglie di San Marino? Nella Repubblica del Monte Titano che porta il suo nome o nella chiesa consacrata ma chiusa di San Marino in via Siro Comi? «Le reliquie possono essere a Pavia – dice Maria Pia Andreolli, docente di antichità e istituzioni medievali alla facoltà di Lettere – Le avrebbe portate il re longobardo Aistolfo, trafugandole dalla repubblica sanmarinese». A riproporre l’avvincente questione, su cui si esercitano da secoli gli storici, è stato l’architetto-ricercatore-editore Alberto Arecchi, con un articolo sul sito dell’Associazione Liutprand, da lui presieduta. La Andreolli si fa interprete dei «pavesi che amano Pavia» e chiede che la chiesa di S. Marino sia «quanto meno aperta al pubblico».

Sarebbero conservate nella chiesa omonima in via Siro Comi. Ne ha parlato Arecchi

L’editore ricercatore e storico Alberto Arecchi propone sul sito Liutprand un nuovo caso tra storia e leggenda: dove si trovano le spoglie di San Marino che visse nel quarto secolo come il primo vescovo pavese San Siro.

Professoressa Andreolli, uno dei meriti dell’architetto Arecchi è di aver colto in Pavia il risveglio dell’interesse per l’antica chiesa pavese di San Marino e Leone in via Siro Comi, che pur essendo ancora consacrata è chiusa da anni. «Capisco e condivido l’interesse e la preoccupazione dei pavesi che amano la loro città e non comprendono i motivi dell’abbandono, per non dire trascuratezza, in cui questa chiesa, la cui fondazione risale all’età longobarda se non a periodi ancora precedenti, viene lasciata. Bisognerebbe fare qualcosa, quanto meno riaprire questa chiesa». Arecchi nel suo articolo sul sito dell’Associazione Liutprand pone la questione di dove stiano le reliquie di San Marino: a Pavia o nell’omonima Repubblica del Monte Titano. Che ne pensa? «Il problema della autenticità di reliquie, la cui presenza è testimoniata in fonti medievali, è veramente una questione di lana caprina, perchè nel Medioevo c’era un fiorentissimo commercio di reliquie autentiche e false, che venivano cercate e raccolte perchè si credeva che i santi cui le reliquie appartenevano avrebbero non solo spiritualmente ma anche materialmente protetto i luoghi e le comunità che le custodivano e le veneravano». Ma veniamo al caso di San Marino e Pavia. «Le testimonianze coeve, cioè a partire dall’ottavo, nono e decimo secolo, ricordano che Aistolfo, re longobardo a cui insieme alla moglie Giseltrude è fatta risalire la fondazione della chiesa e del monastero di San Marino, era un grande collezionista di reliquie. Infatti, nelle sue numerose spedizioni militari trovava sempre il tempo per andare a disseppellire corpi di beati o santi per trasportarli a Pavia. Questo spiega come la chiesa di San Marino e Leone veniva dai pavesi chiamata “chiesa di Ognissanti”, a causa delle numerose reliquie ivi conservate per volere di Aistolfo. Basti citare, oltre ai corpi di San Marino e Leone da lui trafugati – come tramanda il Catalogo Rodobaldino dei corpi santi di Pavia voluto nel tredicesimo secolo dal vescovo San Rodobaldo II Cipolla – anche il capo di San Barnaba apostolo e quello di Sant’Eleucadio, finito poi in San Michele». Un bel dissacratore questo re Aistolfo. «Visto dalla parte del papa sì, ma visto dalla parte del re invece le sue azioni erano espressione della sua forte religiosità.  Lo stesso Liber Pontificalis testimonia l’accanimento con cui il sovrano andava a caccia di reliquie. Ovviamente, nel Medioevo si  tendeva ad esagerare, per cui spesso si parlava di corpo quando in realtà era presente solo una parte, a volte anche piccola, dell’intero cadavere. Sarebbe quindi interessante sapere se nella Repubblica di San Marino lo scheletro è intero o se al patrono locale è successo un caso analogo a quello del nostro Sant’Agostino, un braccio del quale è conservato in Inghilterra». In definitiva, lei crede possibile l’idea di San Marino conservato a Pavia? «Propendo per il sì. L’ipotesi che ci siano due santi di nome Marino non si può scartare, resta però valido il fatto che in Pavia dall’ottavo secolo è presente e ben viva la tradizione di San Marino. Le fonti papali confermano che Aistolfo era effettivamente un “ladro di reliquie” e il Catalogo Rodobaldino ricorda il furto del corpo di San Marino dal Monte Titano nella Pentapoli e il suo trasporto a Pavia». (s. c.)

btt